Focus
Una sconfitta annunciata, o quasi
Assenze pesanti e testa alla delicata gara contro il Bologna di domenica prossima. Inter-Cagliari, storia di una sconfitta annunciata, o quasi
Una sconfitta annunciata, o quasi. Nonostante le parole di facciata, quelle del tentarci sempre, il Cagliari ha fatto da sparring partner ad un’Inter che quasi non ci credeva quando perforava in ogni modo una squadra molle ed in confusione. Un Cagliari anonimo, incapace di mettere in fila qualche passaggio e dunque di arrivare in porta con pericolosità. Zero tiri effettuati nei 90′ di San Siro, un dato che inquadra bene la partita dei sardi. Per tutti i 90′ minuti il Cagliari ha arrancato. Già prima del fischio d’inizio le parole della vigilia, quelle del vogliamo far punti contro l’Inter, sembravano svanite. Dentro il quasi mai utilizzato Giannetti e l’acerbo Ceter, titolari per la prima volta in stagione. Con l’aggravante, non da poco, della scelta di mettere il senese classe ’91 esterno a tutta fascia. Un’Inter già manifestamente superiore dal punto di vista tecnico ha colto la palla al balzo ed ha attaccato prevalentemente sulla fascia sinistra. Perisic e Rafinha hanno letteralmente banchettato sull’out mancino: palesi le lacune nello svolgere la fase difensiva della punta con conseguenti (grosse) difficoltà per Andreolli, chiamato ad arginare due clienti non proprio facili come il croato ed il brasiliano.
Lopez ha poi provato a tappare il buco spostando Romagna sulla corsia esterna e passando ad una difesa a quattro per bloccare le folate nerazzurre sulle fasce. Ma il problema è stato solo nascosto. L’Inter, a dire il vero già dalle prime battute del match, è riuscita con toppa facilità a bucare il Cagliari anche centralmente. Difficile, in questo caso, parlare di colpe del tecnico, privo di Cigarini e Barella, gli unici due elementi in rosa capaci di fare filtro. In mezzo al campo prima Cossu e poi il duo Ionita-Padoin, troppo spesso in linea, non sono quasi mai riusciti a chiudere le traiettorie di passaggio in verticale lasciando poi la linea arretrata nella difficile situazione di dover gestire gli attacchi dei trequartisti più Icardi. Spesso uno dei complimenti al tecnico uruguaiano ha riguardato la fase di non possesso, quella di ieri ha fatto registrare una decina di passi indietro. Alcune scelte obbligate, altre chiaramente influenzate dalla consapevolezza dell’importanza della sfida di domenica contro il Bologna. Nel complesso la gara di Milano ha dato la sensazione di una sconfitta annunciata già dalla comunicazione delle formazioni ufficiali. Di una gara saltata a piè pari, sacrificata in vista della partita contro i felsinei. «Non andremo a Milano tanto per, voglio far punti. Conta la mentalità», diceva Lopez alla vigilia del match di San Siro. Ed è proprio la mentalità con cui è stato affrontato il match che ha contato, ma in negativo, più delle defezioni.