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Joao Pedro: «Cagliari è casa mia, ogni partita come la finale di un Mondiale»
Joao Pedro si racconta: il numero 10 del Cagliari torna sulla ferita della squalifica, conta le presenze in rossoblù e dichiara amore per la città
Joao Pedro si racconta ai microfoni di Sky Sport, passando dai ricordi dolorosi del caso doping al bilancio parziale di una carriera che negli anni si è sempre più colorata di rosso e di blu. In cima ai pensieri del numero 10 c’è sempre la prossima partita, quella di domenica può confermare il momento della squadra: «Stiamo preparando bene la sfida con il Torino, siamo fiduciosi. La stagione sta andando bene, spero che la squadra continui così perché possiamo fare veramente bene»
Tornando indietro con il pensiero alla lunga squalifica, Joao Pedro non nasconde il malessere ma guarda ai lati positivi di una vicenda dolorosa: «Non è facile tornare sull’argomento, ha lasciato una ferita che non si chiuderà mai. Ma ho imparato tanto, per questo devo ringraziare società e città perché mi sono stati tanto vicini. Altrove sarebbe stato diverso, a Cagliari invece ho sempre sentito il supporto. Il gol al rientro col Milan poi non lo dimenticherò mai».
Arrivato in Sardegna nell’estate del 2014, il brasiliano ha messo radici: «Prima di Cagliari non avevo mai fatto due stagioni di fila con la stessa maglia, qui sono al quinto anno e per me è una cosa importante. Vivo lontano da casa da quando avevo 13 anni, ne ho nostalgia ma non posso lamentarmi perché qui mi sento a casa. Qui ho mio figlio, il suo sorriso a fine giornata mi rende felice. Ora sta per arrivare la seconda gioia, sembra fatto apposta, la bella notizia è arrivata subito dopo un momento difficile».
Una maglia, quella del Cagliari, che Joao Pedro ormai sente orgogliosamente sua: «Vado per le 150 presenze con questa maglia, fin dalla prima stagione sentivo quanto sia importante il Cagliari e oggi mi sento di far parte, pur minimamente, della storia di questa società. Per quello che ha dato Cagliari a me e alla mia famiglia mi sento un uomo realizzato, per me ogni partita qui è come essere il migliore del mondo o giocare la finale di un Mondiale».