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100 anni di Cagliari: finalmente in Serie A
100 anni di Cagliari, la storia del club rossoblù fondato il 30 maggio del 1920. I problemi societari, la redenzione e il primo sbarco in Serie A
Dopo la storica promozione in B, il Cagliari dimostra di meritare la categoria. Nel 1931-32, sempre sotto la guida di Erbstein, i rossoblù arrivano tredicesimi, con un importante distacco dal terzetto delle retrocesse. Se il campo regala notizie liete, preoccupa ciò che succede ai piani alti. Il Cagliari è flagellato da difficoltà economiche, ne consegue una rapida staffetta al vertice del club che porterà all’avvicendarsi di 6 presidenti in 4 anni. Nel ’32-33 cambia anche la guida tecnica: a Erbstein subentra un altro magiaro, Kutic. La salvezza arriva ma a soli 90 minuti dal termine della stagione.
CRISI E RINASCITA – La crisi finanziaria si inasprisce, e la retrocessione è un destino inevitabile. Nel 1934 il Cagliari viene graziato da un ripescaggio, ma l’anno successivo l’incubo diventa realtà. La società collassa e ha bisogno di ripartire da zero: il Club Sportivo Cagliari rinasce con il nome di Unione Sportiva Cagliari, sotto la gestione di Mario Banditelli. La neonata riparte dai campionati regionali e in soli due anni torna in Serie C. Il club è, però, ancora impreparato. L’impatto con i campionati nazionali è tremendo e porterebbe alla subitanea retrocessione, se non fosse per un altro, provvidenziale, ripescaggio.
GUERRA E DOPOGUERRA – Il ritorno al calcio regionale arriva nel 1940: a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia, il Cagliari rinuncia alla C per problemi logistici. Il ritorno all’attività nazionale è datato 1947-48, e sarà definitivo. In mezzo, una manciata di tornei regionali e due anni di stop a causa del conflitto mondiale. I rossoblù partecipano al campionato di Serie B, in panchina il ritorno del leggendario Winkler. Ma il divario con le squadre dello stivale è ancora troppo accentuato: ultimo posto e retrocessione nel terzo livello.
CADETTERIA E LA SERIE A SFIORATA – Ritorna lo spettro del fallimento, scacciato prontamente dall’arrivo di Domenico Loi. Il neo-presidente rilancia le ambizioni della società, supportato da una solida base economica. Il ritorno in B diventa realtà nel ’51-52. L’inizio della stagione è accompagnato da una svolta epocale: i rossoblù traslocano, lasciando l’attempato campo di via Pola in favore dell’Amsicora. La nuova casa porta fortuna. Il Cagliari, guidato da Federico Allasio, domina il proprio girone e sbaraglia la concorrenza negli spareggi promozione, conquistando 16 punti sui 18 disponibili. Seguono due ottime stagioni in cadetteria, dove lo storico approdo in A viene mancato d’un soffio. Nel 1952-53 i rossoblù si classificano quarti, ma restano in lizza per il passaggio tra le grandi fino all’ultima giornata. Il campionato successivo sarà ancor più ricco di rimpianti, il sogno promozione svanirà a soli 11 metri dal traguardo in un finale thriller. All’ultima giornata i sardi si presentano in casa del Pavia in seconda posizione, a pari punti con la Pro Patria, a sua volta ospite del Padova. Entrambi gli incontri finiscono in parità: il Cagliari si mangia le mani per un rigore fallito da Golin e perché la notizia del pari dei bustocchi, raggiunto nel finale di gara, arriva quando la festa rossoblù era già impazzata negli spogliatoi. Le due squadre si incontrano nello spareggio promozione e la Pro Patria ha la meglio, regolando gli isolani per 2-0. Da registrare gli avvicendamenti in panchina e negli uffici: ai nastri di partenza, Loi cede la presidenza a Pietro Leo; a metà stagione saluta il tecnico Allasio, rilevato dall’ex portiere rossoblù Cenzo Soro.
ALTALENA E RITORNO IN C – Il contraccolpo per la delusione è forte e influisce sulle stagioni future. Il Cagliari alterna buone annate a campionati di anonimato, e neanche l’arrivo della leggenda Silvio Piola in panchina riesce a risollevare le sorti del club. In questo periodo, la guida societaria passa per le mani di Corrias e Dalmasso per poi arrivare, nel 1958, a Giuseppe Meloni. Nel 1957-58, in una stagione senza retrocessioni a causa dell’imminente ampliamento della Serie B a 20 squadre, il Cagliari arriva addirittura penultimo. L’annata successiva è ottima: raggiunge un quarto posto che rinfranca l’umore degli isolani. Sembra l’antifona del rilancio, ma si rivela soltanto un’allucinazione. Nel ’59-60 arriva un’ impronosticabile retrocessione in C, dopo 8 campionati in cadetteria. Pur essendo stati in corsa fino alla giornata conclusiva, i rossoblù chiudono la stagione all’ultimo posto e tornano nei meandri delle serie inferiori.
IL SOGNO DIVENTA REALTÀ – Altro avvicendamento societario: il nuovo presidente è Enrico Rocca, coadiuvato da Andrea Arrica. L’incubo dura solo 2 anni: dopo un’annata di apprendistato, terminata alle spalle della sola Lucchese, il Cagliari, guidato da “Sandokan” Arturo Silvestri, centra la promozione nel 1961/62, arrivando al primo posto nel girone B. L’avventura in cadetteria dura lo stesso lasso di tempo. Il primo anno, utile per saggiare lo spessore della categoria, arriva un buon nono posto. L’estate del ’63 è presagio di una stagione trionfale. Ai già presenti Martiradonna, Longo, Tiddia e Congiu si aggiungono due elementi di spicco che completano il puzzle: Ricciotti Greatti, proveniente dalla Reggiana, ma soprattutto un giovanotto diciottenne, nato a Leggiuno, con alle spalle una manciata di partite in Serie C con la maglia del Legnano. Di nome si chiama Luigi, detto Gigi, e di cognome fa Riva. Il Cagliari è troppo forte per fallire l’appuntamento con la storia e il 14 giugno 1964 non si fa scappare l’occasione. Penultima giornata, si gioca in casa dell’Udinese. All’intervallo i rossoblù sono sotto per 1-0, rete dello svedese Selmosson. Nella ripresa arriva il gol del pareggio: a Raggio di Luna risponde, naturalmente, Rombo di Tuono. Il Cagliari raggiunge, finalmente, la tanto agognata promozione in Serie A, scatenando l’apoteosi del popolo sardo.