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100 anni di Cagliari: il ritorno in A e la crisi degli anni ’80
100 anni di Cagliari, la storia del club rossoblù fondato il 30 maggio del 1920. Dalla ricomparsa in massima serie allo spettro del fallimento
Dopo la fantastica epopea del 1969/70, il Cagliari vive un lento declino che lo conduce in Serie B nel 1976. Gli eroi dello Scudetto, a eccezione di Brugnera e Tomasini, non ci sono più. In rosa compare anche Riva, che però non riuscirà a riprendersi dall’ennesimo infortunio e, a fine stagione, annuncerà il ritiro. È necessaria una rifondazione, che avviene a 360 gradi: in panchina siede Toneatto, Mariano Delogu rileva la presidenza. In campo si opta per una commistione tra giovani e giocatori di categoria, con due bomber sardi sugli scudi: Pietro Paolo Virdis e Gigi Piras. L’immediato ritorno in A sfuma per colpa di un’arancia. Il 20 marzo i rossoblù perdono 2-0 a tavolino contro il Lecce perché dagli spalti del Sant’Elia piove un agrume che colpisce in pieno volto Cannito. Il Cagliari arriva quarto e, nel triangolare per la promozione, si posiziona ultimo in favore di Vicenza e Atalanta. La buona stagione non viene bissata l’anno successivo: i rossoblù conducono un campionato anonimo e terminano in dodicesima piazza. A metà stagione Toneatto viene sostituito da Mario Tiddia, che siede in panchina anche ai nastri di partenza della stagione 1979-80.
RITORNO TRA I GRANDI – Il salto in A, fallito due anni prima, questa volta viene centrato. Il Cagliari viaggia ad alta velocità per tutto il campionato e arriva in seconda posizione, alle spalle della sola Udinese. La rosa è guidata dall’esperienza dei baluardi Brugnera e Lamagni, dall’affidabilità tra i pali di Corti, dalla classe di Bellini e dalle reti di Piras. L’urto con la massima serie viene retto alla grande, e i rossoblù chiudono il decennio con un ottimo settimo posto. La nota più lieta si chiama Franco Selvaggi, ingaggiato dal Taranto e autore di 12 reti. La vittoria decisiva arriva tra le mura amiche, con un sonoro 3-0 ai danni della Sampdoria.
LA CRISI CON AMARUGI – Gli anni ’80 sono un turbinio di emozioni. Sfiorare il fallimento, piombare nei campi della C per darsi lo slancio e tornare nel gotha del calcio italiano. Eppure, il decennio inizia alla grande. Nel 1980-81 il Cagliari, sempre guidato da Tiddia, migliora il risultato della stagione precedente e si classifica sesto, grazie anche a un tridente da favola composto da Piras, Selvaggi e Virdis (tornato in prestito dalla Juventus). Il campionato successivo si apre con una novità ai piani alti: Alvaro Amarugi, imprenditore toscano, rileva il club e prende le redini al posto di Delogu. Il cambio societario non giova ai rossoblù, soprattutto a livello economico, e dà il via a una rapida discesa in termini di risultati. Nel 1981-82 i rossoblù, guidati da Carosi, raggiungono una tribolata salvezza solo all’ultima giornata grazie al pari, al Sant’Elia, contro la Fiorentina. Il destino è solo rinviato, e il Cagliari retrocede nella stagione seguente. I nuovi acquisti Victorino e Uribe, presentati in pompa magna, si rivelano due autentici fallimenti, e la banda diretta da Giagnoni compie un harakiri inspiegabile. Basta un punto nelle ultime due uscite per assicurarsi la salvezza, ma i rossoblù vengono sconfitti dalla Juve e soprattutto dall’Ascoli, diretta concorrente. Nel 1983-84 il Cagliari si presenta ai nastri di partenza come favorita per la promozione, ma l’indebolimento della rosa e il conflitto tra Amarugi e l’intero ambiente portano a un anonimo undicesimo posto. La salvezza viene agguantata, dagli uomini di Tiddia, solo all’ultima giornata, per merito della vittoria contro l’Arezzo tra le mura amiche.
IL BARATRO DELLA C: L’arrivo di Fausto Moi al posto di Amarugi sembra portare una boccata d’aria fresca in città, ma si rivela soltanto un’illusione. Il Cagliari bissa la negativa stagione antecedente, e anche nell’84-85 si salva ancora all’ultima giornata. Testimone delle innumerevoli difficoltà l’esonero di Veneranda in favore di Ulivieri, arrivato dopo 5 sconfitte nelle prime, altrettante, gare. Segue l’ennesima stagione fotocopia, con la retrocessione scampata al foto-finish. In aggiunta, Moi dà le dimissioni a campionato in corso, arriva una nuova cordata di imprenditori locali e Riva viene eletto presidente. La situazione precipita nell’estate dell’86: il Cagliari è coinvolto nello scandalo del Totonero-bis e inizia il campionato con 5 punti di penalizzazione. La Serie C, questa volta, diventa inevitabile. I rossoblù chiudono la stagione all’ultimo posto e si consolano, solo parzialmente, con un ottimo percorso in Coppa Italia terminato solo in semifinale, per mano del Napoli. Il Cagliari torna in terza serie dopo 25 anni e tocca il fondo della propria storia sportiva. Ma, fortunatamente, il rilancio è dietro l’angolo.