Editoriale
Cagliari, Walter Zenga: come volevasi dimostrare
Le parole del ds Carli e il caso Cigarini: Walter Zenga sembra avere i giorni contati sulla panchina del Cagliari. Lo scenario nel Contropiede di Mario Frongia
Gli hanno dato i sette giorni. In diretta tv. Nel pre partita di Lazio–Cagliari. Ovvero, contro i padroni di casa in corsa per blindare matematicamente la Champions, quarta forza del campionato, Immobile che segna il trentunesimo gol, record di sempre, e Luis Alberto che pare Maradona. Alla guida di un gruppo senza Nainggolan, Oliva, Pellegrini e Pavoletti. Con Pisacane, Ceppitelli e Pereiro, grande scommessa del club, fuori, Cragno migliore in campo, 9 parate, Klavan destinato a partire, Walukiewicz che continua ad avere vent’anni, Simeone all’undicesimo gol. La notizia? A Walter Zenga manca un rigore netto per fallo di mano di Milinkovic. Ma questa è cronaca. Mentre nel dietro le quinte fanno rumore sia le parole societarie del ds Marcello Carli («Mancano tre partite, l’allenatore ha fatto bene, decideremo sul suo futuro»), sia il caso Cigarini. Il regista, 430 presenze tra serie A e Coppe, ancora una volta è rimasto a casa. La colpa? In scadenza, ha chiesto di essere pagato – come ha detto anche il suo procuratore – per giocare. «Con le assenze che ho, sarei scemo a rinunciarci. Basta non chiedetemi più di lui, parlate con la società» ha sbottato Zenga. E siamo a noi. L’Uomo Ragno sa come funziona. Ha storia, carattere e dignità. E ha percepito da un pezzo che aria tira nella stanza dei bottoni rossoblù. I progetti vanno al rallentatore, si vira al risparmio, le direttive aziendali (da chi rimane a chi gioca) sono inderogabili a dispetto dei proclami e spesso contro ogni evidenza. Ma non solo. Si lasciano trapelare nomi ad arte che dovrebbero scaldare e avvicinare la tifoseria – Allegri, Ranieri ancora prima le operazioni “amicizia” con Riva, Zola, gli ex dello scudetto, i Cagliari Club, le ricorrenze e via andando -, si caccia chi dentro e fuori non si allinea. Accade anche altrove? Una buona ragione per procedere al contrario, con trasparenza e umiltà. Stare in A è già uno scudetto. I tifosi sardi capirebbero meglio.
E Zenga? Anche dopo le due vittorie con Spal e Torino non c’è stato nessuno slancio. Anzi, è stato messo, anche a bocce ferme per la pandemia, in competizione con Liverani – che magari ne prenderà il posto: Giampaolo e Di Francesco, ammesso siano stati contattati, hanno stipendi da favola, chiedono giocatori e difficilmente si lasciano imporre chicchessia – e Juric. Eppure, in un momento da follia con il lockdown e tutto il resto a seguire, ha ridato organizzazione, motivazioni e quadratura alla squadra. Ma il gruppo ha naturalmente risentito dei boatos sul proprio allenatore con il trolley in mano. Eppure, il Cagliari dei ragazzini (Ladinetti, Gagliano – con la Lazio al debutto nonostante gli esperti Paloschi e Pereiro a disposizione -, Marigosu e da subito Carboni), ha mostrato i denti. Ad esempio, pareggiando in 10 con il Sassuolo, ottava forza del torneo. E con il sacrosanto rigore all’Olimpico chissà come sarebbe finita. Adesso, ci sono Udinese e Juventus in casa, Milan a San Siro. Per una ragione o per l’altra, gare scannate. Ma per caricarlo a dovere, gli hanno detto che per il rinnovo gli faranno sapere. In sette giorni. Come commentano i tifosi, pare quasi l’avviso che si dava e si dà, con tutto il rispetto, alle domestiche. In bocca al lupo, Walter.