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Zola: «Ci tenevo a chiudere la carriera a Cagliari»
Una delle leggende del Cagliari, Gianfranco Zola, si racconta in un’intervista tv. Ecco le dichiarazioni del mitico Magic Box
Magic Box: campione sportivo e di lealtà, al punto da meritarsi il titolo di Sir d’Albione. Gianfranco Zola è il miglior calciatore venuto alla luce da mamma Sardegna. Uomo capace di distinguersi ovunque, da quando ha dovuto prendere in spalla l’eredità di Maradona all’ombra del Vesuvio a quando ha trascinato il Cagliari in Serie A. Zola si è raccontato questa sera ai microfoni di Videolina, ripercorrendo la propria storia calcistica e buttando l’occhio sulla situazione attuale in casa rossoblù.
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L’ORIGINE DI MAGIC BOX – «Il soprannome “Magic Box” mi è stato dato probabilmente dai tifosi quando ero al Chelsea. Forse era dovuto al mio modo di giocare. Quello del mio periodo in Inghilterra è stato il periodo in cui gli stranieri cominciavano ad arrivare ed era insolito vedere degli stranieri di un certo livello andare in Premier League».
IL RAPPORTO CON SUAZO – «Non è stato difficile passare dal campionato inglese a quello italiano. Io volevo fare bene al Cagliari e questo mi ha aiutato ad entrare subito in sintonia. In più avevo un gruppo di compagni straordinario che mi ha aiutato ad integrarmi al meglio. Con Suazo avevamo un ottimo rapporto, ma anche con Esposito. Con David però era più particolare, era un ragazzo con capacità eccezionali, calcisticamente parlando era una vera forza e in aereo, al rientro dalle trasferte, parlavamo tanto, ci domandavamo sempre dove potevamo migliorare e cosa avevamo fatto bene».
I PROGETTI FUTURI DI ZOLA – «Il futuro? In questo momento ho deciso di fare uno stacco dal calcio e ora mi sto dedicando di più alla famiglia, cosa che non ho fatto per tanti anni. Non so per quanto tempo starò fermo, ma per ora mi va bene così».
AMORE PER IL CAGLIARI – «Guardo sempre il Cagliari, anche perché dal punto di vista offensivo offre sempre spunti interessanti, Di Francesco è molto bravo, sa proporre un bel calcio».
L’ESPERIENZA DA MISTER DEL CAGLIARI – «Rientrare a fare l’allenatore al Cagliari, in quell’anno lì, è stato un bel rischio. Ho cercato di dare il massimo che in quel momento potevo dare e mi dispiace non essere riuscito a fare meglio. Avevo una squadra composta da molti giovani, che probabilmente non sono riusciti a dare il meglio di loro stessi, avevano probabilmente bisogno di più tempo».
ZOLA SU JOAO PEDRO – «Joao Pedro, quando sono arrivato, giocava da esterno e non da attaccante, giocava con poca continuità, ma dopo un paio di allenamenti ho capito che era un giocatore importante. Vedeva la porta come pochi, aveva le qualità giuste ed ora sta dimostrando tutto il suo valore. Mi pare di essere stato il primo a metterlo sulla trequarti, era un giocatore molto offensivo, che sapeva come controllare e piazzare bene la palla».
IL PRIMO INCONTRO CON MARADONA – «La prima volta che ho incontrato Maradona ho fatto veramente la figura del cretino, non riuscivo a spiccicare mezza parola. Ero veramente emozionato e non sapevo che cosa dire. È veramente un mito del calcio a livello mondiale, avvertivi la sua forza anche solo standogli accanto».
IL SALUTO ALL’INGHILTERRA – «C’era, da parte mia, come ho detto tante volte, la volontà di terminare la carriera a Cagliari ma un’altra cosa che volevo fare era chiudere al Chelsea lasciando qualcosa di forte. Non nego che sia stato difficile, ho pianto come un bambino e quando ho dato l’annuncio di lasciare l’Inghilterra, c’è stata anche un po’ di tristezza».
L’ADDIO AL CALCIO GIOCATO – «Dire l’addio al calcio giocato, dopo che hai passato tanti anni nel calcio di un certo livello, è stato difficile. Ho smesso a 39 anni, forse un altro anno potevo ancora farlo, fisicamente stavo ancora bene, ma va bene così. Sono comunque contento di ciò che ho fatto».
LA CONOSCENZA CON GIGI RIVA – «Gigi Riva l’ho conosciuto in Nazionale ed ho avuto modo di interagire con lui già nei Mondiali in America. Era uno con cui potevi parlare, chiedere consiglio, faceva piacere scambiarci due chiacchiere. Un vero mito».
IL CAGLIARI DI DI FRANCESCO – «Il Cagliari attuale dal punto di vista offensivo gioca molto bene, esattamente come tutte le squadre allenate da Di Francesco ma è ancora in una fase in cui non sta esprimendo tutti il suo valore. Dal punto di vista difensivo forse deve trovare ancora il giusto equilibrio, ma sono sicuro che farà bene».
IL GOL PIÙ BELLO PER ZOLA – «Avevamo una buona squadra. Il mio gol più bello? Forse il mio gol su punizione contro il Piacenza se non sbaglio, fu un gol molto importante».
IL RIENTRO IN SERIE B – «Il passaggio dalla Premier alla Serie B è stata una scelta forte, ma per me era importante tornare al Cagliari, quasi quanto giocare la Champions League. Per me è stato importante anche andare a giocare a Tempio, perché il divertimento non mancava mai».
L’ASSENZA DEL PUBBLICO – «Il calcio senza pubblico non è calcio. Per me calciatore, così come per la maggior parte dei calciatori, una delle motivazioni più forti era quella di far divertire gli spettatori e dare loro emozioni. Vedere le partite senza tifosi, anche se capisco ci siano giuste motivazioni per questa scelta, non è la stessa cosa».