Mi ritorni in mente: ripercorriamo insieme gli ultimi 15 anni di storia rossoblù. Cagliari 2011-12: una salvezza nel segno del Pistolero - Cagliari News 24
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2014

Mi ritorni in mente: ripercorriamo insieme gli ultimi 15 anni di storia rossoblù. Cagliari 2011-12: una salvezza nel segno del Pistolero

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L’estate 2011 fu piuttosto travagliata in terra sarda. Il presidente Massimo Cellino in un primo momento decise di riconfermare il tecnico Roberto Donadoni, che tanto bene aveva fatto nella stagione precedente, salvo poi esonerarlo prima dell’inizio del campionato, preferendogli l’ex cesenate Massimo Ficcadenti. Questo però non fu l’unico colpo di scena di quel precampionato rossoblù: nel mese di luglio l’honduregno David Suazo tornò in Sardegna per svolgere la preparazione insieme a Conti e compagni, a quattro anni dal suo trasferimento all’Inter. Il giocatore non venne però tesserato e nel mese di agosto firmò un contratto annuale con il Catania. Durante la sessione estiva di calciomercato lasciarono il Cagliari il portiere della Nazionale Federico Marchetti, trasferitosi alla Lazio, la mezzala Andrea Lazzari, acquistato in comproprietà dalla Fiorentina, il talentino quartese Daniele Ragatzu e il portiere Ivan Pelizzoli. L’attaccante italopolacco Robert Acquafresca e il centrocampista Simone Missiroli non vennero invece riscattati dopo un anno di prestito in rossoblù. Per sostituire i numerosi partenti arrivarono il vice-Agazzi Vlada Avramov, il difensore centrale Simone Gozzi, i centrocampisti Albin Ekdal, Rui Sampaio e Sebastian Eriksson e gli attaccanti Victor Ibarbo, velocista colombiano ex Atletico Nacional, Thiago Ribeiro, affermato esterno offensivo brasiliano esploso nel Cruzeiro, e Moestafa El Kabir, marocchino naturalizzato olandese che militava nella fila del Mjallby.

 

Alla prima giornata di campionato si giocò RomaCagliari (in realtà sarebbe dovuta essere la seconda, ma, a causa di uno sciopero indetto dall’Assocalciatori, il primo turno, che in calendario proponeva un interessante CagliariMilan, venne rinviato al mese di dicembre). All’Olimpico i giallorossi guidati da Luis Enrique, belli ma inconcludenti, si fecero trovare impreparati davanti alla concretezza di un Cagliari operaio. Per i rossoblù andarono a segno il debuttante El Kabir, con un classico gol in contropiede, e il figlio di Bruno, Daniele Conti. Squadra che vince non si cambia: una settimana più tardi, in un Sant’Elia colorato di viola per volere presidenziale (si sa, Cellino è un tipo scaramantico), gli stessi undici vinsero contro il neopromosso Novara grazie alla prima zampata italiana del Diablo Thiago Ribeiro e ad un fortunoso gol del ritrovato Larrivey. I ragazzi di Ficcadenti non brillavano certo per il gioco, ma almeno per il momento raccoglievano buoni risultati sul campo. Dopo una sconfitta contro il Palermo e un pareggio contro l’Udinese, Conti e compagni vinsero per 2-0 in casa del Lecce. La prima rete, propiziata da Ribeiro, fu messa a segno dal difensore pugliese Brivio, che beffò il proprio portiere nel tentativo di anticipare il numero 19 rossoblù. La partita venne poi chiusa già nel primo tempo, grazie al pronto raddoppio del centrocampista Davide Biondini. La squadra isolana, fin troppo prevedibile e dalla mentalità prettamente difensivistica, incominciò a inanellare risultati negativi, come i pareggi contro Siena e Cesena, e le sconfitte contro Lazio e Atalanta. Cellino decise così di esonerare Ficcadenti e di richiamare per la terza volta sulla panchina del capoluogo sardo il ravennate Davide Ballardini.

Ballardini si distaccò completamente dal modus operandi portato avanti dal suo predecessore, che aveva snaturato il carattere di una squadra abituata a giocare con il trequartista, preferendo puntare sul gioco sulle fasce. Il primo a giovare del cambio di allenatore fu proprio il fantasista cagliaritano Andrea Cossu, che, una volta riportato al suo ruolo naturale alle spalle delle punte, ritornò ad essere l’imprendibile folletto che fino all’anno prima aveva fatto così bene da meritarsi diverse convocazioni in Nazionale. La prima vittoria del nuovo Cagliari arrivò al Massimino di Catania. I rossoblù superarono gli etnei per 1-0 grazie ad un gol da cineteca di Ibarbo. L’acerbo colombiano, paragonato più volte per la velocità da centometrista al primo Suazo, raggiunse con uno scatto felino una palla che sembrava destinata ad uscire sul fondo, saltò con impressionante facilità difensori e portiere avversari e depositò il pallone in rete. Il Diamante Grezzo, così come lo aveva soprannominato Cellino quando lo acquistò dal Sudamerica, fu protagonista anche del netto successo casalingo contro il Genoa. Larrivey, lo stesso Ibarbo e un’autorete di Granqvist decisero la partita in favore dei rossoblù. Nel turno successivo la Vecchia Signora, nel suo nuovo tempio, lo Juventus Stadium, dovette accontentarsi di un pareggio contro un ritrovato Cagliari. Cossu rispose all’iniziale vantaggio bianconero con un bellissimo gol dalla distanza, che sorprese un incolpevole Buffon.

 

Nel mese di gennaio Biondini, in scadenza di contratto, venne ceduto al Genoa. Cellino decise di rinforzare la squadra, affidandosi all’ex Daniele Dessena e al bomber cileno Mauricio Pinilla. Entrambi arrivarono in Sardegna in prestito con diritto di riscatto fissato a giugno.  Dessena era finito nel dimenticatoio in una Sampdoria che stentava nel difficile campionato di Serie B, mentre Pinilla aveva perso, tra un infortunio e l’altro, la fiducia della piazza palermitana. Il primo febbraio, in un Sant’Elia a mezzo servizio (vennero chiusi i settori Distinti e Curva Sud a causa del pericolo di crollo di calcinacci dalla vecchia struttura), il Cagliari sconfisse la Roma per 4-2. Per i sardi andarono in gol il brasiliano Thiago Ribeiro, autore di una doppietta, il neoacquisto Pinilla, che esultò sparando con un’immaginaria pistola insieme ai compagni di squadra, e lo svedese Ekdal, assistito nel migliore dei modi da un imprendibile Ibarbo. Nel successivo turno casalingo contro il Palermo fu ancora una volta l’ex Pinilla a esibirsi nella sua curiosa esultanza da pistolero, mentre a chiudere l’incontro ci pensò l’altro acquisto invernale Dessena, tornato ad essere decisivo nel massimo campionato italiano. Il giocattolo di Ballardini però improvvisamente si ruppe e arrivarono tre sconfitte di fila contro Lecce, Siena e Napoli. Al San Paolo non bastò una tripletta di Larrivey per avere la meglio sugli azzurri, che umiliarono i rossoblù con ben sei gol. Cellino licenziò in tronco il tecnico ravennate e riaffidò la panchina a Ficcadenti.

 

Il Ficcadenti-bis iniziò nel migliore dei modi con un successo sulla cenerentola Cesena. Decisivo, manco a dirlo, fu Pinilla, che realizzò prima un gol su azione e poi due su rigore, portandosi a casa il pallone. Ancora una vittoria contro l’Atalanta nell’ultimo incontro stagionale giocato al Sant’Elia. Il portiere bergamasco Consigli venne infilzato prima su una perfetta punizione battuta da capitan Conti, poi su un tiro di Pinilla da distanza ravvicinata. Dalla partita successiva i rossoblù giocarono le partite “casalinghe” allo Stadio Nereo Rocco di Trieste. La sofferta decisione venne presa dal presidente Cellino, stufo di avere un impianto a mezzo servizio. Nel primo incontro disputato in Friuli i sardi pareggiarono per 2-2 contro l’Inter di Stramaccioni. Astori mise a segno uno splendido gol in mezza rovesciata, mentre la seconda rete venne realizzata dall’implacabile Pinilla, espulso subito dopo la marcatura dall’arbitro Guida per un eccesso di esultanza. La matematica salvezza arrivò a cinque giornate dal termine del campionato con una grande imposizione sulla rivelazione Catania. Thiago Ribeiro, Pinilla e Ibarbo regalarono l’ultima gioia di una stagione travagliata. Il Cagliari riuscì a mantenere la categoria nonostante i tre cambi di allenatore, la controversa vicenda del Sant’Elia e il trasferimento nella lontana Trieste. Forse con un po’ più di serenità quella squadra avrebbe potuto raggiungere ben altri traguardi.

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