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Koulibaly, Maignan e le vittime del razzismo: le inchieste non ci bastano più
Dalla vicenda Koulibaly a quella Maignan, il problema razzismo è esploso ancora una volta in maniera insostenibile: ci vogliono pene più severe
Kalidou Koulibaly e i suoi compagni del Napoli sono solamente le ultime di una lunghissima lista di vittime del razzismo. Sul banco degli imputati sale questa volta il pubblico fiorentino, ma il problema non è evidentemente circoscritto al tifo viola.
Oggi è Firenze, ieri era stata Torino con gli insulti al portiere del Milan Maignan. Magic Mike rispose con un lungo post social nel quale si chiedeva e ci chiedeva: “Cosa facciamo davvero per combattere il razzismo all’interno degli stadi?”
I VERGOGNOSI INSULTI RAZZISTI A MAIGNAN – VIDEO
Nulla, la risposta più logica. E non è chiaramente un problema esclusivo del mondo del calcio, per quanto gli stadi spesso si siano distinti per ignoranza e inciviltà. Perché in fondo riflettono come uno specchio una società diffidente che non accoglie, non include e, anzi, addirittura condanna penalmente chi lo fa.
Ora è arrivato però il momento di dire basta e di schierarsi. Duramente e fermamente, non inginocchiandosi a comando o derubricando l’insulto a fenomeno di costume. Basta prese di posizione soft, basta inchieste della Procura Federale che partoriscano il classico e inutile “topolino”.
La discriminazione razziale, territoriale, sessuale o di qualsiasi altro genere non era tollerabile nel Novecento, figuriamoci nel 2021. Data per persa (ahimè) la battaglia dell’educazione scolastica, civile e sociale, non resta altro che il pugno di ferro. Il DASPO non è sufficiente, c’è bisogno di pene più severe, esemplari.
Le decine di telecamere all’interno degli stadi sono più che sufficienti per identificare gli insultatori di professione e i fomentatori d’odio. “Colpirne uno per educarne cento”. Al di là della crudezza storica della frase, se non possiamo bonificare nella sua complessità il mondo che ci circonda, proviamo almeno a ripulire lo sport da questa feccia.