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2013

ESCLUSIVA – Marcello Sanfelice, sardo a Bologna: «Cagliari fortissimo, fa paura»

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Marcello Sanfelice, nato e cresciuto a Cagliari, ha fatto parte del club rossoblù per quattro anni ricoprendo il ruolo di addetto stampa dal 2006 al 2010. In seguito ha cambiato città ma non colori, trasferendosi a Bologna dove da allora è apprezzato team manager della squadra emiliana.
CagliariNews24 lo ha raggiunto in esclusiva per fare il punto della situazione di Cagliari e Bologna in vista della gara che mercoledì sera le vedrà opposte al Sant’Elia.

Marcello, iniziamo con una domanda classica: cosa significa per un sardo entrare nella famiglia Cagliari?
Per un cagliaritano, per un rossoblù avere la fortuna di far parte del Cagliari è un senso di totale appartenenza. Un po’ succede per tutte le squadre, ma noi sardi lo sentiamo proprio sulla pelle come un tatuaggio. Vivendo fuori fra l’altro si sente ancora di più il legame con la propria città, con la propria isola; poi il lavoro mi ha portato ormai da quattro anni a Bologna e la apprezzo come città e come squadra. Ma non nego che, ovviamente dopo il risultato del Bologna, la prima cosa che guardo è sempre cosa ha fatto il Cagliari. In qualsiasi stadio d’Italia l’occhio va sempre al tabellone a cercare aggiornamenti sul punteggio del Cagliari.

Qui eri addetto stampa, a Bologna sei team manager: è stato un cambiamento radicale o già in Sardegna studiavi il mestiere?
A Cagliari ho imparato a fare anche il team manager, grazie a Francesco Marroccu. All’epoca mi telefonò il vice presidente Marcello Vasapollo per propormi il ruolo di addetto stampa: era il primo anno di Giampaolo, c’era Cinquini come direttore generale e Marroccu era segretario da appena sei mesi. Mi ritrovai con quest’ultimo in ritiro, non era semplice ma cominciammo a gestire le cose e in quei quattro anni ho imparato come si fa il team manager, oltre a ricoprire il mio ruolo canonico di addetto stampa. E’ la scuola di Cellino, tutti devono saper fare tutto: per me sono stati anni memorabili.

Veniamo al presente, come vedi il Cagliari in questo momento?
Domenica sera mi son piazzato davanti alla tv a tifare e ci sono rimasto veramente male: dopo il primo tempo ero sicuro che avrebbero vinto i rossoblù, anzi ero stupito che non fossero già avanti di qualche gol perché la Lazio sembrava in balìa degli uomini di Lopez. Il Cagliari è una squadra forte, un gruppo forte, coeso e solido. Si conoscono a memoria e hanno giocatori di spessore tecnico e umano incredibile. E’ quasi superfluo citare nomi, ma Cossu, Conti, Nainggolan, Astori, Pinilla, Ibarbo, Sau… sono tantissimi giocatori che qualunque grandissima squadra vorrebbe e li ha il Cagliari. Il tutto poi è orchestrato in maniera perfetta da Diego Lopez che ricordo come allenatore in campo già quando era il mio primo capitano. Corrono, lottano e devo dire che fanno paura ogni volta che superano la metà campo.

Il Bologna invece come arriva alla partita di mercoledì?
Venivamo dalla sconfitta col Sassuolo, una partita dominata da noi in tutto e per tutto e malgrado ciò eravamo sotto 2-0 dopo quindici minuti. Però la prova di domenica e la voglia dei giocatori mi facevano capire che le cose stavano girando, non può sempre andare così male. Domenica quindi c’era molta tensione, anche dopo che siamo andati in vantaggio nei primissimi minuti perché la posta in palio per noi era davvero alta. Non è stata affatto una bella partita, ma abbiamo vinto: il calcio a volte è strano, la conferma l’ho avuta vedendo Lazio-Cagliari.

Domani tornerai al tuo vecchio stadio, che idea ti sei fatto della infinita vicenda che riguarda l’impianto?
Il Sant’Elia è la casa del Cagliari. E’ uno stadio in condizioni pessime, provavo vergogna già quando lavoravo lì perché era malmesso, ci pioveva dentro, ma resta la casa del Cagliari e dei suoi tifosi. E’ vergognoso che nessuno in questo anno e mezzo di calvario abbia mosso un dito per ridare dignità all’impianto e soprattutto alla gente rossoblù che non si meritava una cosa del genere. Il ritorno al Sant’Elia in quelle condizioni è un brodino caldo, ma il Cagliari deve giocare a Sant’Elia in uno stadio confortevole, coperto. Cellino aveva fatto uno stadio meraviglioso, Is Arenas, però senza nulla togliere al comune di Quartu non era Cagliari, non era la casa della squadra. Ci vorrebbe una struttura con quei comfort a Sant’Elia, il vecchio impianto andrebbe buttato giù per ridare smalto ed eleganza a quell’area. I tifosi del Cagliari ne hanno bisogno.
L’anno scorso il Cagliari ha compiuto un’impresa vera, sfido qualunque altra squadra a portare a termine un campionato così competitivo in quelle condizioni. Chiunque altro, trovandosi ogni venerdì a non sapere dove giocare, viaggiando tutte le settimane, sarebbe retrocesso già nel girone di andata. Anche questo fa capire lo spessore degli uomini che compongono la squadra e la società.

Che partita sarà mercoledì sera fra Cagliari e Bologna?
Sarà una partita per noi difficilissima. Ci mancherà il nostro capitano Diamanti, che è un elemento davvero importante. Il Cagliari visto all’Olimpico mi ha spaventato, quando attaccano in forze fanno paura. Però Pioli è un ottimo allenatore, starà studiando le contromisure giuste: per noi l’importante ora è non perdere per dare continuità al risultato positivo di domenica. La nostra classifica piange, sei punti sono pochi e sono convinto che il Bologna valga più di così. Abbiamo lasciato per strada diversi punti, ma la classifica ora è questa e dobbiamo risalire al più presto.

 

Si ringrazia Marcello Sanfelice per la cortese disponibilità

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