Caos Chelsea, l’ipocrisia del denaro e la fine di un’era
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Editoriale

Caos Chelsea, l’ipocrisia del denaro e la fine di un’era

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Tiene banco nel calcio europeo il caos di casa Chelsea: la cessione immediata l’unico modo per salvare il club

C’era una volta il Chelsea isola felice, campione d’Europa e leader del calcio continentale negli ultimi venti anni, ovvero da quell’ormai lontano 2003 in cui Roman Abramovich acquistò il club londinese.

Da quel momento proliferano i trofei, in Inghilterra così come fuori dal Regno, ventuno per l’esattezza. Con dispendiose e roboanti compagne acquisti, delle quali l’ultima aveva portato in dote Romelu Lukaku per un cifra vicina ai 115 milioni di Euro.

Una vagonata di denari che hanno rinfrescato le casse di mezza Europa e, fino a poche settimane fa, nessuno aveva nemmeno ipotizzato di storcere il naso. E lo ha fatto serenamente notare in queste ore Klopp, maestro di calcio e di schiettezza.

Perché a nessuno importava da dove provenissero i soldi del magnate russo, né da dove arrivino i soldi di PIF o di tanti altri proprietari border-line. Purtroppo è l’ipocrisia del denaro: quando ci fa comodo, siamo pronti a nascondere una montagna di polvere sotto il tappeto.

Ma il mondo va così, d’altronde, e adesso i riflettori sono puntati sul Chelsea, la cui unica via di fuga è la cessione immediata delle quote. Con i conti bloccati, il club ha un paio di settimane o poco più di autonomia finanziaria prima di cadere nel baratro. Un incubo che i tifosi Blues di certo non meriterebbero.

E in questo clima di incertezza totale, inevitabile che fiocchino le occasioni di mercato, con i giocatori pronti a intraprendere nuove strade. Dallo stesso Big Rom e i suoi rimpianti nerazzurri, ai vari Jorginho, Kanté e compagnia. Senza considerare chi è già in scadenza di contratto e dunque reputerà fuori luogo ragionare di rinnovo. Immaginare un lieto fine, in queste condizioni, appare davvero molto complicato.

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