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Greatti: «Arrivai al Cagliari per uno scherzo del destino. La promozione in A un’impresa straordinaria»

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Ha parlato in un’intervista l’ex giocatore e centrocampista del Cagliari Ricciotti Greatti dove svela tanti retroscena

Le parole di uno dei vecchi eroi passati alla storia nell’almanacco del Cagliari, Ricciotti Greatti. L’ex centrocampista si è prestato per un’intervista ai microfoni de La Nuova Sardegna. Tanti ricordi e suggestioni del passato tra i temi principali, ecco le sue dichiarazioni:

PROMOZIONE E SCUDETTO – «Un’impresa straordinaria. Cagliari e il Cagliari sino a quel momento facevano parte di un altro mondo, nel calcio come nella società. Riuscimmo a compiere il miracolo grazie a una serie di combinazioni pazzesche che permisero di mettere in piedi uno squadrone che, da quella base, avrebbe vinto lo scudetto sei anni dopo».

SIGNOR MONNI – «Mi viene da sorridere pensando al vecchio signor Monni. Prima degli allenamenti il manutentore del campo passava con un grande rastrello, tutto solo percorreva il rettangolo di gioco per cercare di rendere meno duro quel terreno. Noi eravamo tutti ragazzi e un po’ lo tormentavamo: dai signor Monni, dai con quel rastrello, dobbiamo giocare».

CAGLIARI NEL DESTINO – «Pensare che venni a Cagliari solo per uno scherzo del destino: Arrica e Silvestri stavano rientrando in auto verso Civitavecchia per imbarcarsi. A Pistoia, sotto la pioggia battente, si ruppe il tergicristallo della vettura. Furono costretti a fermarsi per la riparazione e sapendo che si giocava Pistoiese-Reggiana andarono allo stadio. Nella Reggiana giocavo io. Non so che partita feci, fatto sta che Silvestri alla fine chiese ad Arrica di acquistarmi».

CONVINCIMENTO – «Cagliari? E dove è Cagliari? Dissi scherzando, ma non troppo. Ma mi convinsero e oggi dopo 60 anni sono ancora qui».

GIGI RIVA – «Partimmo senza grosse ambizioni per la verità. Con me c’erano alcuni nuovi, come Gigi Riva, un mingherlino le cui potenzialità erano ancora inespresse. Eppure la squadra mise quasi subito il turbo. Segnavo io, segnava Cappellaro, in porta Colombo era fantastico. E Riva iniziò a farsi largo nel cuore di Silvestri e dei tifosi. Poi fu proprio la presenza di Riva a far decidere all’allenatore un cambio di ruolo per me. Io segnavo, ma mi sacrificai e iniziai a fare il regista. E’ andata bene, ma per la verità avrei preferito restare attaccante».

IDOLO – «In effetti la tifoseria era divisa. Tonino del resto aveva dribbling, tiro e piaceva perché non si arrendeva mai. Ma Riva pian piano fece breccia, diventando l’idolo dell’Amsicora».

RETROSCENA – «Silvestri voleva sempre viaggiare in nave, aveva paura dell’aereo. Ma noi a un certo punto ci mettemmo di traverso: mister vada lei col traghetto, noi preferiamo l’aereo. In nave il viaggio non finiva più e all’arrivo eravamo degli stracci. Alla fine si convinsero tutti. Anche Silvestri che si fece forza e iniziò a volare anche lui».

TIFOSI IMPAZZITI – «Successe una cosa incredibile: l’aereo sarebbe dovuto atterrare a Elmas, ma il pilota, avvertito dalla torre di controllo, dirottò su Decimomannu, lo scalo militare. I tifosi entusiasti premevano sulle reti di recinzione dell’aeroporto civile e si rischiava l’invasione. L’entusiasmo era alle stelle. Da lì rientrammo in città con un bus che a Cagliari venne accolto da una folla inverosimile. Erano tutti impazziti di gioia per la Sardegna che finalmente sbarcava in serie A».

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