Ex Rossoblù
Lopez: «Ho finito di giocare al Cagliari perché Cellino ha insistito, voleva che rimanessi e iniziassi fare l’allenatore»
Diego Lopez, ex difensore ed allenatore del Cagliari, ha rilasciato una lunga intervista tra passato e presente nel calcio
Quest’oggi ESPN ha intervistato l’ex difensore ed allenatore del Cagliari Diego Lopez, il quale ha parlato di diversi compagni incontrati nel suo percorso nel mondo del calcio come Gianfranco Zola, Enzo Francescoli ed il compianto Fabian O’Neill. I colori rossoblù l’hanno visto protagonista in 343 partite, condite da 9 reti messe a segno. Queste le sue parole:
FABIAN O’NEILL – «Con l’Ape (Nelson Abeijón n.d.r.) siamo andati insieme a Cagliari nel 1996, e mi sono ricordato di Fabián che giocava dietro la punta, da dieci, ma siamo arrivati e abbiamo trovato un cinque che gli si è lanciato ai piedi. ‘Fabian, cosa ti hanno fatto?’ abbiamo detto. Si è completato come giocatore in Italia. È stato sfortunato alla Juventus, dove si è infortunato e non è stato in grado di giocare. Il suo momento migliore l’ha vissuto da noi al Cagliari in Serie A, è stato spettacolare perché ti saltava, ti batteva, aveva forza, potenza. Saltava con te di testa e te la tirava giù con il petto, ha fatto cose davvero diverse. Fabián ha iniziato e finito un allenamento tutto con la sinistra. Il tecnico si fermava, lo guardava e non potevo crederci. Tutti i falli sono stati fatti con la sinistra, anche i cambi di fronte»
FRANCESCOLI – «Per il Cagliari aver la fortuna di avere giocatori di quella qualità non è normale. Io ho fatto la differenza perché ho giocato tanti anni, anche Pepe Herrera ha giocato anni, ma i migliori calciatori, non solo stranieri, ma nella storia del Cagliari sono loro due: Fabián ed Enzo»
ZOLA – «A Cagliari avevo come compagno di squadra anche l’italiano Gianfranco Zola, che era venuto a finire la sua carriera dopo aver giocato al Chelsea e pensavo di vedere un giocatore liquidato. Ho trovato un giocatore fisicamente attuale, era impressionante e potevo ammirarlo anche in allenamento»
CAGLIARI – «Pensavo che per i difensori la Serie A fosse la cosa migliore e volevo arrivarci. Paco (Casal, Agente n.d.r.) mi disse un giorno che c’era la possibilità di andare a Cagliari e che il presidente del Cagliari voleva prendermi, volevo andare se c’era la possibilità, era un po’ complicato perché avevo altri due anni di contratto nel Racing de Santander, ma poi si è risolto»
CELLINO – «Ho finito di giocare al Cagliari (nel 2010 n.d.r.) perché il presidente (Cellino n.d.r.) ha davvero insistito perché rimanessi e iniziassi a lavorare come allenatore e ho accettato»
ALLENATORE – «Avevo offerte da altri posti ma mi ero abituato molto a vivere a Cagliari, da dodici anni. Sono rimasto e prima sono stato assistente dell’Under 16, ha iniziato a piacermi e l’anno successivo ho preso una categoria giovanile e mi è piaciuta molto. Poi il terzo ho fatto il precampionato e ho diretto solo quattro partite perché il presidente del club mi ha promosso in prima squadra, dove ero stato il capitano. Non è stato facile, ma penso che i giocatori mi abbiano aiutato molto»
PERCORSO FINO AL PENAROL – «Sono arrivato in un momento in cui mi sentivo pronto per raggiungere una grande squadra e affrontare quella che è la richiesta del Peñarol. Avevo trascorso due anni a Cagliari, uno a Palermo, un altro a Bologna e una seconda tappa a Cagliari. A Bologna eravamo in B e in quella categoria la squadra doveva sempre vincere, lì mi sono abituato al fatto che un pareggio era inutile e questo mi ha fatto pensare che ero pronto per andare al Peñarol».