Ex Rossoblù
Di Francesco: «Mi hanno dato del finito. A Cagliari il rinnovo poi…»
Eusebio Di Francesco, allenatore del Frosinone oltre che ex del Cagliari, ha rilasciato un’intervista per Cronache di Spogliatoio
L’inizio da tecnico promettente al Sassuolo, l’apice con la Roma e poi una lunga discesa fino alla voglia di mollare ai tempi della Sampdoria: questi sono stati gli ultimi anni di Eusebio Di Francesco. L’attuale allenatore del Frosinone – oltre che ex del Cagliari – ha rilasciato un’intervista per Cronache di Spogliatoio nella quale si è raccontato a lungo. Le sue parole:
RIASSUNTO – «A volte mi colpevolizzo più di quanto dovrei. I miei errori li ho pagati tutti. Più di così, credo non fosse possibile. Mi hanno dato del finito, del bollito. Gli ultimi 5 anni sono stati schifosi. Ho avuto troppe delusioni. E anche io ho deluso. Ci sono tante componenti che fanno la fortuna e la bravura di un allenatore: io non sono stato né bravo, né fortunato. Sicuramente, non nelle scelte: sono andato nei posti giusti ma nel momento sbagliato. Roma-Barcellona è stata la notte più bella, ma l’inizio della mia discesa».
CAGLIARI-FROSINONE – «Cagliari-Frosinone, vincevamo 0-3 a 20 minuti dalla fine. Abbiamo perso 4-3. Che batosta! Anni fa sarei stato un fiume in piena. Ma non sarebbe stato giusto. Sono rientrato negli spogliatoi, ho contato fino a 10 e ho detto poco o niente. Sono rimasto zitto per un giorno e mezzo e i ragazzi hanno subito quel mio silenzio più di tante parole. Poi ci siamo parlati e due giorni dopo abbiamo passato il turno in Coppa Italia. Un ragionamento costruttivo per ciò che sto vedendo ancora adesso. Psicologicamente potevamo restare scioccati.Un tempo sarei stato più crudo e diretto. Adesso so riconoscere quando dall’altra parte non c’è cattiveria o malizia, ma ragazzi giovani che passano attraverso la crescita».
LA DISCESA – «Dopo quel giorno, sono stato alla Sampdoria e dopo 2 partite, volevo dimettermi. Sono durato fino alla settima giornata per rispetto del mio staff, ma poi non ce l’ho fatta più: mi sentivo prigioniero come uomo. A Cagliari avevo iniziato bene, era arrivato anche il rinnovo, ma poi qualcosa si è rotto. Abbiamo deciso di rescindere. A Verona è stata l’esperienza peggiore, finita dopo 3 giornate. E poi, per due anni, sono rimasto a casa. Senza una squadra, senza poter allenare. Lontano».