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Scuffet: «Vi racconto quale è stata la mia parata più bella con il Cagliari»
Simone Scuffet, portiere del Cagliari, ha parlato per una trasmissione di DAZN tra passato, presente e futuro. Le sue parole
Simone Scuffet, portiere del Cagliari, ha parlato per una trasmissione di DAZN tra passato, presente e futuro. L’esteremo difensore ha accennato anche alla scomparsa di Gigi Riva e le ultime partite. Le sue parole:
GIGI RIVA – «Abbiamo cercato di daRe la giusta importanza al funerale di Gigi Riva, ci ha fatto capire quello che ha rappresentato come persona oltre che come calciatore. Ha fatto tanto per questa regione chi l’ha conosciuto sapeva del grande calore della persona. Io non l’ho conosciuto ma ho avuto questi mesi la possibilità di capire in questi mesi cosa rappresentava e continuerà a rappresentare».
SARDEGNA – «Molto diversa da Udine per il clima e le spiagge. I popoli si assomigliano per quanto possano sembrare schiva nonostante poi si apra e si dimostri per quello che è davvero, dandoti tutto».
ESPERIENZE – «Cambia il modo di vivere la serenità ed il calcio in generale, in alcuni paesi la partita ha peso e poi finisce lì. In Italia invece ti vivi tutta la pressione anche finita la partita. Meglio così? Sono cose diverse che è bello vivere e trovarci i lati positivi. All’estero i portieri lavorano altri aspetti a livello tecnico per esempio. Con tutti i lati positivi come sportivo tutto arricchisce. Instanbul bella esperienza, cultura e cibo molto diverso rispetto al nostro. Già a Cipro essendo un’isola è simile alla Sardegna. Quì ci sono tante cose buone come il maialetto anche se da sportivi dobbiamo limitarci. In tutto ci vuole il giusto equilibrio ma a volte bisogna concedersi sgarri e libertà».
RANIERI – «Esperienza incredibile che dimostra anche con i dettagli, cura quelli nelle partite. A volte cambiamo in corsa perchè in tempo reale sa darci delle soluzioni che noi dal campo non vediamo. Avere il suo aiuto è tanto imporante. La sua carriera parlano da soli per lui, saremo dei folli a non ascoltarlo».
RIFLETTORI FIN DA PICCOLO – «Una cosa difficile da gestire da piccolo perchè li fuori c’è mondo che non conosci e cose che non sai come gesire. Queste cose arrivano con la maturazione e le esperienze»
PORTIERI – «Siamo ancora amici, con Trevisan io e lui abbiamo avuto il percorso più lungo. C’erano anche Vicario e Provedel in parte del percorso. E’ utile poter rubare qualcosa ai compagni. Qualità? Meret è il più pulito tecnicamente, Vicario una grandissima personalità, andò in D dalla primavera dell’Udinese, grande umiltà di prendere in mano il suodestino facendo tutta la scalata. Provedel prima faceva l’attaccante, nella gestione delle giocate con i piedi ha grandissima padronanza, Sarri gli chiede tanto di farlo ora. Il nostro è un ruolo molto delicato, c’è una fascia elitè che dipende anche dai risultati della squadra. Ci sono 5 più o meno più determinanti, non saprei chi sia il più forte. Varia tutto in base ai dettagli»
PARATA – «La mia parata più bella è quella che devo ancora fare. Quest’anno quella contro il Sassuolo sul colpo di testa che ha portato alla vittoria. Cosa sta mancando? La classifica dice questo, dobbiamo migliorare. In alcune partite sarebbe troppo facile appigliarsi alla sfortuna, a volte non abbiamo gestito bene le situazioni di gioco, altre non siamo rimasti in partita fino alla fine».
PERCORSO – «Nel calcio è facile sbilanciarsi e vivere le montagne russe ma noi dobbiamo essere un treno ed andare sempre dritti. All’inizio ci davano tutti per spacciati ma abbiamo dimostrato di poter vincere e perdere con tutti, una cosa chedobbiamo ricordare. Dobbiamo avere la giusta umiltà».
OBIETTIVO – «Ci sono tante squadre coinvolte, ogni settimana puoi fare un grande balzo avanti o indietro. Dobbiamo mantenere il focus sull’obiettivo finale pensando di partita in partita».
GRUPPO E CITTA’ – «Cagliari è una città molto ben vivibile nella quale passeggiare, al mare o in centro. A me piace la condivisione. So stare anche da solo ma nei giorni liberi mi piace organizzare con i compagni. Il gruppo è ottimo, ci stiamo aiutando tanto in campo, c’è grande unità e compattezza. Le rimonte lo dimostrano, la gente che dalla panchian va ad abbracciare i compagni. Cho va in campo rappresenta anche chi non gioca. Finchè avremo sempre umiltà e voglia di lavorare potremmo fare bene. In allenamento nessuno tira mai indietro il piede. giovani o meno».
RUOLO – «Lo faccio per caso, appena arrivato al campo da bambino sono andato in porta. L’ho scelto io per caso, non sapevo mio padre facesse il portiere prima di me, non mi ha forzato lui a farlo».
FAMIGLIA – «Sempre stato molto libero, mi sono stati vicini nei momenti positivi ma ance negativi. Avere qualcuno vicino penso sia importante, a volte ti da l’equilibrio di cui hai bisogno. A volte da fuori vedono meglio la tua situazione. Poi c’è l’orgoglio di aver fatto la propria strada da soli, ti lascia il rimorso ascoltare gli altri e non sbagliare con la propria testa. Per crescere serve fare esperienze. Sono poco social, cerco di usarlo poco. Da giovane ho vissuto un momento di grande mediaticità ma ora ne faccio a meno per quanto non mi dispiaccia espormi nelle interviste».
FANTACALCIO E PAVOLETTI – «Mi tiro fuori, mai fatto il fantacalcio. Noi portieri al fanta prendiamo sempre più insulti, prendiamo i voti più bassi. Pavoletti è uno di quelli che in allenamento fa vedere l’importanza del gruppo. Viverlo tutti i giorni è importante, ci stimola a fa alzare l’attenzione durante gli allenamenti».