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Domenghini: «Niccolai? Stopper sontuoso e punto di riferimento, con lui in campo non passavi»

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Le dichiarazioni di Angelo Domenghini sull’ex compagno di squadra ed ex difensore del Cagliari, Comunardo Niccolai

Il mondo del calcio è in lutto per la scomparsa di Comunardo Niccolai, venuto a mancare ieri. Niccolai, pilastro del Cagliari campione d’Italia nel 1970, partecipò anche ai Mondiali in Messico nello stesso anno. Oltre alla brillante carriera da calciatore, ha ricoperto vari ruoli nella federazione, tra cui osservatore, selezionatore delle giovanili e allenatore della nazionale femminile dal 1993 al 1995. Angelo Domenghini, suo compagno al Cagliari dal 1969 al 1973, ha ricordato Niccolai con affetto in un’intervista a Il Tirreno, sottolineando il grande contributo dato dal difensore al calcio italiano.

NICCOLAI –«Uno stopper sontuoso, monumentale nella marcatura a uomo. Forte di testa e nei contrasti. È stato un punto di riferimento per tutti noi, con lui in campo difficilmente si passava. L’anno dello scudetto con il Cagliari subimmo appena 11 gol in tutto l’arco del campionato. Credo che basti questo per descriverle carisma e qualità».

IMBATTIBILI – «Questo è ciò che ha raccontato il campionato. E lo capimmo subito, dopo poche giornate che avremmo dovuto schiacciare il piede sul gas. Che la favola più bella l’avremmo potuta scrivere noi, dall’isola, vestiti di rossoblù, trascinati da Gigi Riva e con Comunardo in campo».

TRICOLORE – «Avevamo voglia di costruire qualcosa di importante. Allora non c’erano tanti pensieri, pensavamo soltanto a scendere in campo e a dare il massimo, ogni volta di più. Quel tricolore lo abbiamo voluto fortemente e tra determinazione e organizzazione andammo a conquistarcelo».

AUTOGOL NICCOLAI – «Sì, è vero. Ma Gigi Riva ristabilì l’ordine delle cose. E alla fine uscimmo dal campo comunque con un pareggio: finì 2-2. L’arbitro era Lo Bello».

MONDIALE 1970«Sì lo condividemmo con Niccolai anche se lui restò fuori praticamente da subito. Sì, infortunò nella gara del debutto della competizione contro la Svezia. Non giocò più. Perse la partita del secolo contro la Germania e l’ultimo atto, quello per il titolo, contro Pelé».

SCOPIGNO – «Era un allenatore diretto, ma aveva grande fiducia in tutti noi. Nicolai non lo toglievi dal campo. Era un maestro di calcio e di vita. E poi aveva un carattere straordinario, educato, gentile, rispettoso, cordiale».

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