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Zoff ricorda Gigi Riva: «Ha lasciato un grande vuoto nel mondo del calcio. Ricordo che…»

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Dino Zoff, ex portiere della Juventus e della Nazionale, ha rilasciato una serie di dichiarazioni per ricordare l’attaccante del Cagliari ed amico Gigi Riva

Dino Zoff ha parlato per l’edizione odierna del quotidiano La Nuova Sardegna del mitico “Rombo di Tuono”. L’ex portiere della Juventus è stato amico dell’attaccante del Cagliari Gigi Riva, con il quale ha condiviso diverse esperienze di vita oltre che di sport. Le sue parole:

UN ANNO DOPO LA SCOMPARSA – «Come passa veloce il tempo, quando penso che Gigi non c’è più mi intristisco. Persone come lui non sono comuni. Ha lasciato un grande vuoto nel mondo del calcio. Non è stato solo un grande calciatore e un dirigente con i fiocchi, ma una persona speciale, di quelle a modo».

RICORDI COMUNI – «Abbiamo fatto il militare assieme a Roma, alla Cecchignola. Siamo stati compagni nella Nazionale militare e in casera stavamo sempre insieme. Ricordo le libere uscite alle ore 17, io e lui eravamo quasi sempre i primi a varcare la sbarra, avevamo già qualche soldino in tasca e andavamo a mangiare al ristorante. Non siamo mai rientrati fuori orario. Lo dico perché per noi le regole erano sacre, da rispettare».

GIGI RIVA E LA SARDEGNA – «Tante volte abbiamo parlato della Sardegna. Lui era orgoglioso di essere sardo d’adozione e di non aver ceduto alle tentazioni di lasciare il Cagliari. Ho capito tramite lui e dopo aver conosciuto tanti isolani ad apprezzare la sincerità e l’ospitalità dei sardi. Quando parlavi con Gigi sapevi chi avevi di fronte: un uomo, leale, schietto, sempre pronto a difendere le sue idea e ad aiutare gli altri. E lo faceva in silenzio, senza parlarne con nessuno».

L’AMICIZIA CON ROMBO DI TUONO – «La nostra era vera, sincera. Per me e per lui le regole di comportamento erano ferree, nel calcio e nella vita di tutti i giorni. Credo che la nostra sintonia derivasse anche da questo. Commozione? Normale, perché quando mi è stata data la notizia che Riva era morto, non nascondo che qualche lacrima l’ho versata. Lui è stato un esempio in tutti i sensi, con Gigi era sempre tutto chiaro, solo franchezza e confronto senza mettersi mai sul piedistallo».

IL SUO TIRO MANCINO – «In allenamento quando calciava ti massacrava, nel senso che le mani te le scaldava davvero e spesso te le piegava. Il suo sinistro era potentissimo. Quanti gol mi ha fatto e quante pre in giro tra noi. Quando riuscivo a neutralizzare i suoi titi da fuori area gli dicevo “Oggi non mi hai fregato!” e scoppiavamo a ridere. Lo voglio dire perché può sembrare strano tra due persone con il nostro carattere, ma insieme sapevamo divertirci. Ma tutto veniva fatto con rispetto reciprovo. Lealtà era la nostra parola d’ordine. Ogni volta che giocavo contro di lui, la notte prima non dormivo».

EUROPEO DEL 1968 – «Ricordo che io e Gigi avevamo scelto un albergo a Roma per riposare e poi ripartire il giorno dopo. Non sapeva nessuno in quale hotel eravamo. Ad un certo punto il direttore dell’albergo ci dice che fuori c’era una folla incredibile che urlava i nostri nomi. Ci siamo guardati e abbiamo accettato, con imbarazzo, di uscire sul balcone per salutare i tifosi. Gigi ad un certo punto mi fa “ma sono qui per noi?” Gli rispondo “Si” e lui “Non pensavo fossimo così importanti. Però ammetto che ad entrambi essere osannati in quel modo un po’ ci faceva piacere, anche se non lo dimostravamo. Questo perché tra di noi eravamo espansivi, con gli altri no. Però quei pochi minuti sul balcone restan un ricordo indelebile. Il gol contro la Germania Est? Un tuffo spettacolare, un immagine che ancora oggi ho davanti agli occhi».

L’INFORTUNIO A VIENNA – «L’ho visto soffrire, quei momenti sono stati terribili. Ho pregato per lui, che tornare a giocare come prima. Gigi mi manca anche se non ci vedevamo spesso. Ma manca soprattutto al calcio».

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