Ladinetti: «Vi racconto gli anni vissuti con il Cagliari, l'esordio, il problema al cuore e…» - Cagliari News 24
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Ladinetti: «Vi racconto gli anni vissuti con il Cagliari, l’esordio, il problema al cuore e…»

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Riccardo Ladinetti, ex mediano del Cagliari ora al Pontedera, ha rilasciato un’intervista nel corso della quale si è raccontato a tutto tondo

Riccardo Ladinetti ha vissuto momenti altissimi con la Primavera rossoblù prima di rischiare di dover appendere gli scarpini al chiodo in modo prematuro! L’ex mediano del Cagliari ora gioca al Pontedera e sta cercando di rilanciarsi dopo esperienza dall’alterna fortuna. Il giocatore sardo classe 2001 ha rilasciato un’intervista per La Giovane Italia nel corso della quale si è raccontato. Le sue parole:

SETTORE GIOVANILE ROSSOBLU – «Per un sardo, il Cagliari è tutto. La Sardegna è come una Nazione a parte per noi, non so spiegartelo bene. La mia terra non la cambierei con nulla al mondo, davvero. Il mio sogno sarebbe tornare un giorno a giocare nel Cagliari. Se ci riuscirò, bene, altrimenti resterà comunque un sogno speciale per me. Ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile: dai Giovanissimi provinciali e regionali agli Allievi, fino ai Giovanissimi nazionali».

PRIMAVERA – «Sì, il mio primo anno in Primavera ero sotto età. Giocavo con i fuori quota e il nostro capitano era Antonini, che ora gioca al Catanzaro. Mi ricordo una partita contro l’Avellino: giocavo da trequartista e segnai una tripletta. Da lì, Lopez — che era l’allenatore della prima squadra — mi chiamò in prima squadra. Avevo 16 anni e fui convocato per la mia prima panchina in Serie A, contro il Torino. In quella squadra c’erano Barella, Cigarini, Sau… Era incredibile. Quell’anno vincemmo la Primavera 2 e l’anno dopo, sempre con Canzi arriva Agostini in secondo, che poi me lo sono ritrovato quest’anno, arrivammo quasi ai playoff in Primavera 1. Poi c’è stato l’anno del Covid. Io ero capitano, e in quella stagione eravamo secondi o primi a pari punti con l’Atalanta, ma il campionato fu interrotto a marzo. Peccato, perché avremmo potuto fare qualcosa di storico: nessuna Primavera del Cagliari aveva mai vinto il campionato».

CAGLIARI – «Il mio esordio è stato contro il Sassuolo, poi sono stato titolare contro l’Udinese e infine ho giocato a San Siro contro il Milan. Ricordo tutto come fosse ieri. Tornavamo dagli allenamenti post-Covid, noi della Primavera ci allenavamo con la prima squadra. Era Cagliari-Sassuolo, giocava Birsa e in panchina c’era Zenga. Non mi aspettavo di entrare, per niente. Finisce il primo tempo e Zenga si gira verso di me e dice: ‘Vai a scaldarti, entri subito’. Non ci potevo credere. Era il mio sogno: esordire con la maglia del Cagliari, la squadra che ho sempre amato, che hanno amato i miei genitori. È stato un momento perfetto. In più, entra Andrea Carboni, che viene espulso poco dopo, ma nonostante tutto pareggiamo 1-1 con gol di João Pedro. Per me è stata come una vittoria».

CIGARINI – «Mi ricordo che Luca Cigarini, che stimo tantissimo, era in tribuna. È uno dei giocatori più intelligenti che abbia mai conosciuto. Scese apposta dagli spalti per darmi qualche consiglio. Non era una cosa scontata, e ogni volta che ci rincontriamo, anche quando giocava alla Reggiana, lo chiamavo Il Professore per quanto lo ammiravo. Cercavo sempre di imparare da lui, ma era davvero difficile stargli dietro!».

CONTI E AGOSTINI «Oltre a Canzi, devo ringraziare tantissimo Alessandro Agostini e Daniele Conti. Sono stati fondamentali, anzi, direi di più: mi hanno davvero fatto capire cos’è il calcio. Eravamo ragazzini, un po’ inconsapevoli, e loro, con la loro esperienza – parliamo di due persone con più di 400 presenze in Serie A – ci hanno aperto gli occhi. Ci hanno insegnato cosa significa indossare la maglia del Cagliari, soprattutto a noi sardi. Non solo a me, ma anche a ragazzi come Andrea Carboni, Salvatore Boccia, Marigosu, Lombardi, Gagliano e tanti altri. Andrea sta facendo una carriera incredibile e ormai è un punto fisso in Serie A, ma tutti noi dobbiamo moltissimo a Conti e Agostini».

PROBLEMA AL CUORE – «Alla fine della stagione, dopo il mio buon rendimento, mi dissero che sarei rimasto a fare il ritiro con il Cagliari in Serie A e che avrei potuto giocarmi le mie carte lì. Sembrava tutto perfetto, poi però succede qualcosa che non ti aspetti. Durante le visite mediche di routine, mentre ero sulla cyclette, il dottore mi fermò dicendo che c’era qualcosa che non andava. Da lì, un incubo: visite a Villa Stuart, Milano e Padova. Mi diagnosticarono un problema al cuore. Mi fermarono per tre mesi senza poter fare assolutamente nulla, solo medicine. Dopo quei tre mesi, ne servirono altri tre per tornare in forma. Fu una vera mazzata. Nel momento migliore della mia carriera, quando stavo per lanciarmi davvero, successe tutto questo. Giocai qualche minuto in Coppa Italia contro il Sassuolo, ma poi tornai a Olbia solo a gennaio».

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