Diego Lopez: «Capisco i tifosi, ma sto con Cellino. Stadio? Una vergogna» - Cagliari News 24
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2014

Diego Lopez: «Capisco i tifosi, ma sto con Cellino. Stadio? Una vergogna»

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Dopo la vittoria contro l’Udinese sembrano essere passati i venti di crisi in casa Cagliari. Ne ha parlato Diego Lopez, che ha apprezzato tra l’altro l’abbraccio finale con la squadra: «Diciamo che ci voleva la vittoria contro l’Udinese, per me e per la squadra. Ci voleva per il Cagliari e per riprendere a correre. Abbraccio? Inutile nasconderlo, quel gesto mi ha fatto piacere. Ma ai ragazzi l’ho ripetuto: guardate che non ci siamo tirati fuori dai guai, abbiamo solo fatto un passo avanti, ne manca ancora di strada da fare. E’ stato un risultato esagerato, ma sono arrivati i tre punti, siamo stati bravi a finalizzare, bene così. Ora dobbiamo continuare su questa strada. E migliorare quegli aspetti che non mi sono piaciuti. Rischio esonero? Capita, fa parte di questo mondo. Ma anche nel momento più critico per me non è cambiato molto: ho solo pensato a lavorare. La soddisfazione più grande è stata questa: i giocatori mi sono stati vicini», ha raccontato l’allenatore uruguaiano ai microfoni del “Corriere dello Sport”.

Inevitabile l’approfondimento sulla questione stadio: «Ogni tanto penso che il problema dello stadio ci ha tolto tanti punti in classifica. Non so se sono tre, quattro o sei, so di sicuro che in un altro contesto ne avremmo di più. Siamo penalizzati. Ci fa male giocare in uno stadio così. E’ ora che le istituzioni facciano qualcosa di concreto. Con tutto il rispetto, per il Cagliari un senso ha giocare in casa tua e un altro a Trieste. E’ una vergogna, non c’è altro da dire. L’anno scorso ad Is Arenas era difficile passare. Era il nostro fortino. Ricordo la partita con il Genoa, l’abbiamo ribaltata e potevamo farlo solo lì, in un contesto di quel tipo. Ci manca il calore, ci manca la nostra gente. Il fattore campo ci ha penalizzato più delle altre vicende societarie», ha aggiunto Diego Lopez.

E a proposito delle vicende societarie: «Vivo a Cagliari da tanti anni, posso dire di conoscere bene tifosi. Vogliono sentirsi importanti e vogliono un presidente solo per sé. La contestazione nasce da questo. Cellino? Domenica l’ho visto prima e dopo la partita, lo sento spesso, ci confrontiamo. Io posso dire che con lui sto bene».

Sulla salvezza ed il contributo di Ibarbo invece: «E’ vero che quest’anno si va più piano rispetto che in passato, ma per salvarsi credo che quest’anno siano necessari almeno 35 punti. Siamo sulla strada, ma questo è il mese più difficile. Credo che a marzo si decidano i destini di molte squadre, anche il nostro. Mi pare che abbiamo dimostrato di essere un gruppo. Questo dice la realtà delle ultime settimane. Ed è questo aspetto che mi fa essere ottimista. Ibarbo? Per noi è fondamentale. E’ un giocatore che ha una qualità rara: l’imprevedibilità. Ha potenzialità enormi, ancora tutte da scoprire. Ha una velocità fuori dal comune, tiene bene la palla, ha trovato il gol e si è sbloccato… Ibarbo è giovane, deve maturare e trovare continuità, ma può crescere ancora molto. Ma la nostra forza è il gruppo, la capacità di non perdere compattezza anche nei momenti più delicati. L’abbiamo dimostrato domenica vincendo contro l’Udinese: è così che il Cagliari può salvarsi».

Infine, una battuta sul caso Dessena, che è stato vittima di qualche insulto dopo aver aderito alla campagna contro l’omofobia: «Non ho seguito bene la vicenda. Sì, cioè, ho visto che indossava i lacci arcobaleno. Bene, credo che ognuno abbia il suo pensiero e sia giusto difenderlo».

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