Pinilla: «Giocare il Mondiale è una grande responsabilità. Il mio futuro...» - Cagliari News 24
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2014

Pinilla: «Giocare il Mondiale è una grande responsabilità. Il mio futuro…»

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Mauricio Pinilla si appresta a vivere un Mondiale da protagonista, dopo aver superato man mano tutti i passi che portano alla lista definitiva dei 23 convocati da Sampaoli e aver riassaporato la gioia del gol in nazionale dopo ben nove anni.
Con la maglia numero 9 del Cile il Pistolero è intenzionato a fare bella figura in Brasile ma sa anche che non sarà facile. La Roja nel girone B dovrà vedersela con Spagna, Olanda e Australia.

OSTACOLI MONDIALI – Intervistato da El Mercurio, l’attaccante del Cagliari ha chiarito splendori e insidie dell’avventura brasiliana: «Con Spagna e Olanda nel girone sarebbe uno sproposito sentirsi favoriti. Loro lo sono ben più di noi. Faremo di tutto per superare l’ostacolo, vogliamo essere protagonisti. Abbiamo un girone così difficile che pensare al dopo sarebbe irresponsabile: se passiamo il turno ci concentreremo su quello che verrà. La gente sa che il Cile è una buona squadra, la differenza la fa il gruppo e non le individualità».

CONDIZIONE  – Il numero 51 rossoblù si sente pronto a mettersi a disposizione del ct: «Negli ultimi anni sono cresciuto molto calcisticamente, sia come fisico che come uomo, ho la maturità per affrontare certe sfide. Il lavoro con Sampaoli? L’intensità è anche maggiore di quella sperimentata in Europa. E’ ciò che caratterizza questa nazionale, gli allenamenti sono sempre al 100%. Il tecnico ha il compito di decidere chi gioca e chi no. La questione del falso nueve non mi toglie spazio: la mia forza è in area ma mi posso muovere per tutto il fronte d’attacco. Comunque non dubito della bravura di Valdivia e tutti gli altri, devo semplicemente farmi trovare preparato quando il ct decida di chiamarmi».

SOGNI E FUTURO – Per Pinilla si apre un mese da ricordare, un’avventura che al momento non lascia troppo spazio ai programmi su ciò che sarà dopo l’estate: «Il Mondiale è quel che ho sempre sognato fin da bambino e ora lo posso toccare con mano. Spero di godermela, ma resto consapevole che sto rappresentando più di 17 milioni di persone. Essere nei 23 è più una responsabilità che un premio. Il calcio lo rispetto come la cosa che più mi piace nella vita, non come fonte di lavoro. Tutti i sacrifici valgono la pena, ora me ne rendo conto».
Quindi uno sguardo al futuro: «Il mio sogno è tornare all’Universidad de Chile, non per svernare ma per vincere. Nessuno sa quale sarà il momento ideale: può accadere domani, o fra un anno o due. Potrebbe essere dopo il Mondiale o l’anno prossimo».

 

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