2014
Zeman: «Qui gente perbene, il Cagliari fa per me»
Non è ancora il momento di vivere il mondo del calcio da spettatore per Zdenek Zeman, che si è rivitalizzato grazie alla chiamata del Cagliari. Il tecnico boemo ha spiegato la scelta di sposare il progetto sardo: «Mi vedo bene e sto bene solo in mezzo al campo, ad allenare. Per questo ho sempre rifiutato di fare il c.t. di una nazionale. Ancor meno mi vedrei dietro una scrivania, con mansioni da supervisore. Perché Cagliari? Perché qui c’è una società nuova, fatta di persone perbene, che ha voluto puntare su di me. Questo basta e avanza per iniziare una nuova avventura. Giulini? Ha grande entusiasmo e buone idee. Spero non glieli facciano passare…», ha dichiarato Zeman a “La Gazzetta dello Sport”.
Mai banale e senza scendere a compromessi, Zeman ha parlato della crisi del calcio italiano, evidenziando anche qualche “falso” problema: «Questo sport, come tanti altri, è fatto di cicli. Per tanti anni siamo stati ai vertici, ora non lo siamo più. Da dove si riparte? Dai giovani. Bisogna creare delle strutture al cui interno farli crescere. La soluzione migliore sono centri federali su scala regionale. In Francia lo hanno fatto una ventina di anni fa e i risultati si vedono. Violenza? Sento tanti discorsi, ma la soluzione sarebbe semplicissima. In Inghilterra trenta anni fa la situazione era peggiore di quella italiana. Non vedo perché non si possa fare anche qui quello che loro hanno fatto. Quello degli stadi per me è un falso problema. Se ne parla tanto perché ci sono interessi extra-calcistici a realizzarli. Ma quando lo spettacolo era migliore gli stadi erano pieni anche se vecchi».
L’attenzione si sposta poi sui Mondiali e sul flop dell’Italia con un monito poi per Mario Balotelli: «Il responsabile non è solo lui, ma che lui diventi il bersaglio principale delle critiche fa parte del gioco. E poi per quattro anni Prandelli è stato sempre esaltato, anche per i pareggi con il Lussemburgo. Troppe critiche? Ma se Sacchi è stato crocifisso dopo aver perso una finale ai rigori… Mondiale? Molto bello. Il migliore delle ultime edizioni. Tante nazionali medio-piccole hanno fatto vedere cose interessanti. Soprattutto quelle latino-americane. Hanno saputo evolversi a livello di organizzazione tattica. Al contrario delle selezioni africane che proprio per questo non sono esplose come si pensava venti anni fa. Ct azzurro? Mancini. È stato un giocatore di alto livello, da tecnico ha vinto sia in Italia sia all’estero, conosce le lingue. Sarebbe la persona giusta al posto giusto. Balotelli? È un grande talento, è ancora in tempo ad esprimere tutto il suo potenziale. Ma deve fare in fretta. La storia del calcio è piena di fuoriclasse inespressi. Penso a Cassano. Avrebbe potuto fare molto di più».
Anche Zeman si unisce alla schiera di chi critica l’uscita infelice di Tavecchio, ma l’allenatore del Cagliari aggiusta il tiro: «Un’uscita inopportuna e che non può non essere censurata. Però, tolta la forma, nella sostanza ha ragione. Uno dei grandi mali del calcio italiano è la presenza di troppi stranieri. Bisogna tornare a puntare sui nostri ragazzi. Il problema non sono gli uomini, sono i programmi. Serve un cambiamento profondo. Ma con un mandato di appena due anni, Tavecchio o un altro, cosa può fare? Oggi, soprattutto in Italia, gli allenatori contano poco. E questa è una delle cause dell’impoverimento dello spettacolo. A tecnici senza esperienza vengono affidate squadre di alto livello. È sbagliato. Serve fare la gavetta prima di arrivare su certe panchine. Come hanno fatto quelli della mia generazione».
E poi le considerazioni sul Cagliari che sta prendendo forma con una considerazione inevitabile sulla cessione di Davide Astori alla Roma e alle manovre di calciomercato: «Stiamo lavorando bene. L’obiettivo è essere pronti per la prima giornata. Purtroppo il mercato aperto condiziona il nostro lavoro. De Laurentiis propone calciomercato aperto tutto l’anno? Chi dice una cosa del genere non capisce nulla di calcio. Per me il mercato dovrebbe chiudersi prima che le squadre partano per i ritiri. Se ho provato a trattenere Astori? No. Era giusto che cercasse altrove le motivazioni che al Cagliari non aveva più. Trattenere un giocatore contro la sua volontà è sempre controproducente. Rinforzi? Sì, ma non mi piace fare questi ragionamenti. Per questo dico che sarebbe meglio cominciare la stagione quando il mercato è già chiuso».
Infine, Zeman ha parlato della griglia di partenza della prossima stagione, passando in rassegna quanto accaduto per Roma, Juventus, Napoli, Inter e Milan. «Ha comprato giocatori che sulla carta la rinforzano notevolmente, però poi bisogna vedere se sul campo il rendimento sarà all’altezza delle attese. Garcia? Io ho iniziato un certo tipo di lavoro che lui è stato molto bravo a portare avanti. Quanto perde la Juventus senza Conte? Non perde nulla perché ha una storia e un organico che prescindono dall’allenatore. In quanto alle dimissioni il rapporto si era logorato, la decisione andava presa prima. Il Napoli deve trovare la continuità che non ha mai avuto nelle ultime stagioni. Le milanesi devono voltare pagina. Non sarà facile, ma peggio dell’ultima annata è difficile che facciano… E la sorpresa? Se la dico non sarà più una sorpresa…».