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Barella: «Orgoglioso di andare al Mondiale. Conti, Cossu e Pisano mi hanno spiegato che cosa vuol dire giocare nel Cagliari»
Fresco di convocazione per il Mondiale Under 20, Nicolò Barella ha ringraziato il Cagliari per la fiducia
Una stagione da titolare in Serie A, sempre in crescita con il passare delle giornate. La stagione di Nicolò Barella non poteva che concludersi con la chiamata da parte dell’Italia per i Mondiali Under 20, in programma dal 20 maggio all’11 giugno in Corea del Sud. Nell’intervista pubblicata quest’oggi su L’Unione Sarda, il giovane centrocampista classe 1997 ha tenuto a ringraziare il Cagliari per questa avventura che lo aspetta: «Andare ai Mondiali Under 20 è un orgoglio. Se ci sono arrivato lo devo al Cagliari che ha creduto in me. Essere cresciuto nel settore giovanile rossoblù, poi, è motivo di ulteriore orgoglio. Cercheremo di ottenere il massimo. Non abbiamo nomi altisonanti, siamo umili ma carichi al punto giusto. L’Under 21? Non nego che mi avrebbe fatto piacere, ma sono contento di continuare a fare parte di questo gruppo perché potrò disputare i Mondiali».
CAGLIARI – «Dopo le partite con Udinese e Chievo mi sono sentito davvero parte della squadra – prosegue Barella parlando del suo club – Il prestito dell’anno scorso a Como mi ha svegliato e responsabilizzato. Ero abituato a essere coccolato da tutti, lì ho capito cosa significa lottare per qualcosa, dover andare a mille all’ora per conquistare il posto e la fiducia di chi ti sta intorno. Prima mi sentivo già arrivato, non avevo la testa giusta di chi si deve guadagnare ogni giorno il posto. I consigli più importanti? Quelli di Conti, Cossu e Pisano. Più comportamentali che tecnici però. Mi hanno spiegato che cosa vuol dire giocare nel Cagliari. Chi ha creduto più in me è stato Matteoli. Mi ha fatto sentire subito importante e preso a calci nel sedere quando serviva. Nel mio cuore c’è Franco Masia. Non ho un carattere facile lui è riuscito ad indirizzarmi. Gianluca Festa mi ha dato la spinta, mi ha fatto esordire in A e mi ha voluto a Como. Il numero 18? È stato il presidente Giulini a sceglierlo due anni fa e non l’ho più lasciato. Il presidente è molto presente, per lui il rapporto umano viene prima di tutto. Il suo sostegno durante l’esperienza a Como è stato prezioso».