Lo sfogo del presidente Cellino: “Speravo mi fermassero” - Cagliari News 24
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2013

Lo sfogo del presidente Cellino: “Speravo mi fermassero”

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Massimo Cellino è un uomo deluso, ma la voglia di combattere è quella di sempre. Nonostante sia un uomo forte non si è sentito nello spirito giusto per andare ad Assemini per l’inizio del precampionato. “Speravo mi fermassero” riferendosi a Is Arenas, quello stadio tirato su in men che non si dica e che oggi non c’è più. “Cagliari è la mia città” aggiunge “ma quando Quartu mi ha ospitato, io mi sono sentito onorato. E non ci vado, adesso, a vedere lo stadio che viene via pezzo dopo pezzo. Mi spacca il cuore solo l’idea. Ci abbiamo sputato sangue, a Is Arenas. In tanti. Di giorno e di notte”. Il presidente ha letto nel blog dell’Unione Sarda lo scambio di opinioni online intitolato “Avete bruciato un sogno” commentando “Quel sogno era anche il mio” ha anche letto la lettera del sindaco di Quartu sul blog aggiungendo: “Non lo sento da novembre, mi mandò un sms. Poi le cose sono andate come sono andate, ma io non ho perso la voglia di combattere perché in questa storia di Arenas non ho commesso alcun reato. Perché il sindaco non ha ripreso in mano la questione stadio? Perché il Comune di Quartu ci ha dato il diniego per l’agibilità di Arenas? Perché negli uffici del Comune è così difficile anche chiedere un documento? Come sono organizzati? Questi sono i fatti”. Continua Cellino: “Smontando lo stadio decade il reato. Le strutture sono amovibili. Come andrà a finire? Io non lo so. Faranno il processo? Durerà dieci anni. Dimostreremo che lo stadio non era abusivo. Cosa succederà, tra dieci anni?”. Inoltre: “la Cagliari Calcio ha speso un sacco di soldi. Non io. La Cagliari Calcio. Soldi che potevano servire per potenziare la squadra. Ditemi chi, oltre alla nostra società, ha speso soldi nella partita di Is Arenas”. Il presidente non riesce a darsi pace, nemmeno quando alla vigilia della gara con la Roma che si sarebbe giocata a porte chiuse compare sul sito della società l’invito ai tifosi ad andare allo stadio comunque. “Quell’annuncio sul sito, di sabato sera, nasce da una serie di circostanze sfortunate. Un dirigente che non sta bene, un collaboratore che parla come me che sono in America con sette ore di differenza. Ero esasperato. Ma ho già detto che mi è dispiaciuto. In ventuno anni non ho mai mancato di rispetto a un prefetto, a un questore. Non sono un delinquente. Ho rispetto per le istituzioni e per le persone”. Resta il problema dello stadio, che il Cagliari non ha, almeno qua in Sardegna:  “ringraziamo Trieste, altrimenti già oggi il Cagliari non ci sarebbe più. Brescia ci ha mollato all’ultimo momento”. Per quanto riguarda la possibilità di uno stadio in Sardegna? “Guardi, se mi danno il permesso monto le tribune in piazza Repubblica”. La corsa contro il tempo per Sant’Elia non è partita. E il rischio che l’esodo a Trieste sia lungo e duro è ormai quasi una realtà. “Il debito con il Comune di Cagliari? Non c’è più. A parte che non erano soldi dovuti, comunque su quei 2 milioni e 300 mila euro abbiamo rinunciato all’opposizione a Milano. Spero che li spendano bene per la città di Cagliari”. Alla domanda: Quartu è il passato? Cellino risponde: “Sto cercando di fare l’impossibile perché il Cagliari giochi in Sardegna. E chi pensa che io mi arrenda non mi conosce bene”.

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