2015
A testa bassa
Siamo dunque giunti alla fine. I titoli di coda scorrono ormai su questo film che non ha avuto il successo sperato, un progetto mai decollato, un primo attore che lascia a lavori in corso, comparse che non sanno da dove cominciare e un regista inesperto che alla prima occasione si èfatto prendere dalla smania di grandezza prima e dalla paura poi… E così sarà Serie B. Tante volte si è fatto proclami che non sono stati mantenuti, troppe volte si è rimandata una vittoria che non è mai arrivata. Il Cagliari ha iniziato la sua discesa verso gli inferi del calcio, la serie B è roba per stomaci forti e chi non è in grado di reggere il contraccolpo è preferibile che alzi bandiera bianca da subito.
Recriminare, guardarsi indietro, trovare a tutti i costi un colpevole ormai non serve più a nulla, per affrontare al meglio il prossimo futuro bisogna cominciare da oggi stesso ad avere un atteggiamento positivo verso il domani. Ora che il dado è tratto, ora che la Sardegna ha perso il suo posto nel calcio che conta, ora che un intero popolo ha bisogno di ritrovare le proprie radici sportive e non solo, ora che il presagio di quella bandiera volata via dalla sede in un giorno di maestrale si è fatto reale, ora è giunto davvero il momento di rimboccarsi le maniche e ripartire. È dalle lacrime di capitan Conti che si puo’ sperare di farlo, è dall’amore viscerale dei tifosi per la propria squadra che si potrà ritrovare quell’identità ora smarrita, è da quanto ognuno di noi crederà possibile potersi rialzare dopo questa brutta caduta che potremo riconquistare presto questa categoria che crediamo ci spetti di diritto.
Lo sport è fatto ora di vittorie ora di sconfitte, ma la passione, quella non avrà mai avversarie di serie A o di Serie B. Fa male dopo 11 anni tornare nell’oblio e lasciare lo spazio a nuove squadre emergenti sicuramente meno blasonate e titolate di noi, fa male raccontare a tutti i bimbi che ieri hanno popolato gli spalti con le loro bandiere, che esistono delle realtà calcistiche diverse dalle uniche che fino ad ora avevano conosciuto, campi difficili, avversarie ostiche, trasferte impossibili, lontano dalle luci della ribalta, lontano dalle macchine da presa delle pay tv, lontano dal calcio dei campioni e che quella d’ora in poi sarà la nuova realtà del Cagliari, fa male, ma era l’unico finale possibile dopo un campionato mai giocato come quello appena trascorso. Loro, piccoli tifosi, non meritano di sicuro la b, come non la merita l’intero popolo sardo, ma è da lì, da quella nostra identità fatta a pezzi da chi di noi non conosce nulla, che ripartiremo alla volta della riscossa, l’importante è trovare persone disposte ad identificarsi con questa maglia e a dare l’anima per riportare il più presto possibile la Sardegna nel calcio che conta, perché questa brutta parentesi possa essere solo un breve, brevissimo arrivederci alla Serie A. Intanto da ieri Carlo Felice attende speranzoso il suo nuovo vestito.