Hanno Detto
Abeijon: «Cagliari è come la mia seconda vita, mi ritengo un uruguagio sardo»
L’intervista e le parole infinitamente belle dell’ex giocatore passato per la Sardegna e rimasto nel cuore dei tifosi rossoblù
Ha parlato presso i microfoni di TMW l’ex centrocampista del Cagliari, Nelson Abeijon. Il rapporto di affetto con la città della Sardegna e la squadra di calcio non sembrano essere mutati nella lunga intervista rilasciata dall’uruguaiano. Il giocatore ha vestito la maglia rossoblù a cavallo degli anni ’90 e 2000.
SECONDA VITA – «Cagliari è la mia seconda vita, è come se fossi sardo. Quando sono arrivato mi sono innamorato subito della Sardegna e ho avuto la fortuna di stare 8 anni lì. Mi cercavano altre squadre, io ho sempre declinato tutte le proposte e quando sono andato via l’ho fatto solo perché costretto».
CESSIONE AL COMO – «Mi chiama Cellino e mi dice: ‘Ti mando via perché il mister non ti vuole’. All’epoca c’era Ventura allenatore. Andai così a Como, ma non mi trovai bene. Ero abituato a un altro clima e soprattutto mia figlia non si trovava bene, pertanto decisi di tornare in Uruguay. Quando avevo trovato l’accordo col Nacional, mi chiama il ds del Cagliari e mi propone di tornare».
PER AMORE – «Era stato esonerato, al suo posto Reja. Mi propongono lo stipendio minimo, ossia 1500 euro al mese. Non ci ho pensato due volte ad accettare, non tornavo per soldi ma solo per amore. Cellino mi promise che in caso di promozione mi avrebbe rinnovato il contratto per altri due anni. È stato di parola».
ATALANTA – «Scade il mio contratto col Cagliari nel 2006 e il presidente decide di non rinnovare. Non posso far altro, con tutto il dispiacere, di cercare un’altra sistemazione. Sono andato un anno all’Atalanta, poi sono tornato in Uruguay».
URUGUAGI IN SARDEGNA – «Noi uruguayani siamo simili alla gente di Sardegna, per il modo di vivere e affrontare la vita. Sono stato a Cagliari 8 anni, ho capito come pensa il sardo e mi sono trovato benissimo. Mi è dispiaciuto vedere come ultimamente alcuni miei connazionali, come Godin e Caceres, siano stati meno fortunati e siano andati via. Personalmente sono stato benissimo a Cagliari, i miei figli, di 21 e 16 anni, sono sardi e io ho voluto che fossero sardi».
IL GUERRIERO – «Apprezzavano la grinta che ci mettevo, davo tutto per la maglia».
SUL CAGLIARI ODIERNO – «So tutto, ho visto le ultime partite. Quando posso lo seguo sempre, anche da Montevideo. Speriamo che uscire fuori dalla difficile situazione di classifica in cui si trova».
CELLINO – «Così come ti ama, ti odia. Non c’è un equilibrio, o bianco o nero. Con me si è sempre comportato bene, fino alla mia scadenza di contratto».
COMPAGNI DI SQUADRA – «Il più forte con cui ho giocato? Senza dubbio Gianfranco Zola, il miglior italiano. In Uruguay ho giocato tanto con Alvaro Recoba e Fabian O’Neill che erano eccezionali».
RITORNO A CAGLIARI – «Magari, è il mio sogno. Ho i rossoblù nel cuore e mi ritengo un uruguayano sardo».