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Adopo: «La Sardegna è speciale! Ho sbagliato ad applaudire verso Ayroldi. Se segno faccio…»

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Michel Ndary Adopo, centrocampista del Cagliari, ha rilasciato delle dichiarazioni su Davide Nicola, sulle partite contro Milan e Genoa e non solo

Michel Ndary Adopo si è aperto a tutto tondo nell’intervista rilasciata per l’edizione odierna del quotidiano L’Unione Sarda. Il centrocampista classe 2000 del Cagliari ha rilasciato delle dichiarazioni sul tenico Davide Nicola, verso la partita contro il Genoa e su tanti altri temi. Le sue parole:

LA SARDEGNA – «E ora eccomi qua, in quest’isola così speciale».

NEL POSTO GIUSTO – «Sì. Sento molto la fiducia del mister e della società. Già conoscevo la storia del Cagliari poi, sapevo di arrivare in un club importante che ha avuto giocatori importanti. Non ho avuto la fortuna di vedere Gigi Riva, Barella sì».

L’IDEA DI VENIRE A CAGLIARI – «Ho parlato col mister Gasperini, insieme abbiamo deciso che sarebbe stato meglio giocare con continuità, e quando mi è stato prospettato il Cagliari, il primo pensiero è stato: “Beh, almeno una squadra che mi guarda c’è”. Scherzo, ho chiesto subito di poterci parlare. Col direttore sportivo, col presidente e con l’allenatore. Ed eccomi qua».

CONSAPEVOLEZZA DI AVER FATTO LA SCELTA GIUSTA – «(L’ho capito n.d.r.) Già il giorno dell’arrivo, non mi aspettavo tutti quei tifosi all’aeroporto e lì ho percepito subito l’aria positiva. Poi ho conosciuto la squadra, il tipo di allenamenti. E dopo due settimane mi sono detto: “Qui possiamo crescere tutti”».

DAVIDE NICOLA – «Lo seguo da quando allenava il Torino di cui facevo parte, però quell’anno ero in prestito alla Viterbese. Guardavo sempre le loro partite e mi piaceva l’identità che lui voleva dare, l’intensità, il principio di avere sempre fame».

SINGOLI ROSSOBLU’ – «(Mi ha impressionato n.d.r.) Viola. Ricordo ancora il primo allenamento, osservo due-tre tocchi che dà alla palla e dico “ops, questo è forte davvero. quello con cui ho legato di più? Makoumbou. Siamo entrambi francesi, innanzitutto. Poi siamo sulla stessa linea, scherziamo tanto e cerchiamo sempre la positività».

DINAMICHE TATTICHE CON MAKOUMBOU – «Lui sa che quando va, ci sono io che prendo il suo posto e gli copro le spalle. Ci troviamo a occhi chiusi. Poi parliamo francese, è tutto molto più rapido, immediato».

NAZIONALITA’ – «Allora, facciamo un po’ d’ordine. Sono nato in Francia, quindi sono francese, sì. Sin da piccolo, però, andavo almeno un mese in vacanza in Senegal dove è nata mia madre e in Costa d’Avorio dove è nato mio padre. Ogni anno alternavo. Quindi sì, sono francese, ma mi sento anche un po’ senegalese e un po’ ivoriano. Scelta della Nazionale? È una bella lotta in famiglia. Mia madre spinge per il Senegal, mio padre per la Costa d’Avorio. Per non fare torto a nessuno ho detto: “Accetto la prima che mi chiama”. Lascio così la scelta al destino. Francia? «In teoria sì, ma è molto più complicato».

MOMENTO CHE MI HA FATTO CRESCERE – «Avevo 13 anni quando mi sono rotto il crociato. Sono rimasto fermo un anno e mezzo e quando ho ripreso ad allenarmi non sapevo fare un passaggio o uno stop. Credevo davvero di dover smettere col calcio, mio padre e mia madre mi hanno convinto a non mollare. E adesso sono qua. Grazie a loro, sono qua».

IDOLO E SQUADRA DE CUORE – «Didier Drogba. Ero pazzo del Barcellona, guardavo tutte le partite in tv».

CHIAMATA DEL TORINO – «Ero indeciso se continuare col calcio o fare anch’io l’ingegnere. Poi è arrivata la chiamata del Toro. Io giocavo in una squadra dilettantistica francese, il Torcy, e in un’amichevole fui notato dagli scouting granata. È arrivata quasi subito una lettera dall’Italia per andare un mese in prova. Poi sono tornato in Francia, è passato un altro mese ed è arrivata una seconda lettera, quella che mi ha cambiato la vita».

ALLENATORI – «Nella Primavera del Torino c’era Coppitelli che mi ha insegnato tanto, soprattutto a ragionare in campo. Poi quando sono salito in prima squadra tutti mi hanno trasmesso qualcosa, da Mazzarri in poi. Ma Coppitelli resta quello che mi ha dato le basi».

DAL TORINO ALL’ATALANTA – «Ho avuto le opportunità, ma chi ha giocato al mio posto era già pronto, esperto. Ho dovuto aspettare il mio momento».

CAGLIARI COME LA SVOLTA – «Sì, ho l’opportunità di giocare di più e la sensazione che stiamo crescendo insieme. Stavo bene sia a Torino che a Bergamo, devo ammettere. Però qui è diverso. Io adoro il mare. Poi c’è il sole, ti svegli ogni giorno col buonumore».

RUOLO PREFERITO – «Preferisco giocare mezzala, quindi a tre. Però quest’anno a due riusciamo a far girare meglio la squadra. Dipende in ogni caso dal tipo di partita e da come la prepara il mister».

ESPULSIONE CONTRO LA LAZIO – «Non sono stato abbastanza lucido. In certe situazioni è giusto che parli solo il capitano, ma ero arrabbiato. Avevo dubbi sul rigore e non avevo capito il perché del doppio giallo su Yerry. Ho sbagliato».

CAGLIARI-MILAN – «Ho visto un grande Cagliari che non ha avuto paura del nome dell’avversario e l’ha affrontato a viso aperto».

SFIDA DEL FERRARIS – «Partita che può cambiare la storia del vostro campionato? Questo non lo so, di sicuro, d’ora in poi, dobbiamo cercare di prendere più punti possibili da ogni partita»

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