Albertosi: «Riva come calciatore secondo me è stato uno dei migliori in Europa. Sono contento di aver vinto un campionato a Cagliari» - ESCLUSIVA
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Albertosi: «Riva? Vi racconto questo aneddoto. Sono felice di aver vinto lo scudetto a Cagliari» – ESCLUSIVA

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Enrico Albertosi, ex portiere del Cagliari nonché campione d’Europa nel 1968, è intervenuto ai nostri microfoni: le dichiarazioni

La scomparsa di Gigi Riva ha scosso profondamente l’intero panorama calcistico. A quasi un anno dalla scomparsa della storica leggenda, è intervenuto ai microfoni di CagliariNews24 Enrico Albertosi, ex portiere rossoblù, nonché caro amico e collega di “Rombo di tuono“. Con quest’ultimo ha conquistato il titolo di campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel ’70 con la Nazionale italiana. Di seguito le sue dichiarazioni:

Abbiamo attraversato un anno molto particolare a causa dell’inaspettata scomparsa di Gigi Riva, che ricordo ha di Riva uomo e Riva in veste di calciatore?

«Riva come calciatore secondo me è stato uno dei migliori in Europa. Io credo che una punta come lui, con una potenza incredibile, con una personalità che trascinava tutta la squadra, credo non esista ancora neanche adesso. Riva uomo, io ho dormito insieme a lui sempre praticamente, sia con il Cagliari quando andavamo in trasferta, sia con la Nazionale. Diciamo che sembrava un timido, uno scontroso quando uscivamo perché era timido per natura. Quando qualcuno si avvicinava a chiedergli l’autografo, sì lo faceva, ma lo faceva con una certa timidezza perché fondamentalmente veramente era timido. Non sembrava, vederlo giocare in campo si trasformava praticamente».

Può svelarci qualche aneddoto della storica leggenda che si è rivelato vincente sia nella vita che nel mondo del calcio?

«Un aneddoto di Gigi, posso dire che una volta quando facevamo l’allenamento a Roma il giorno prima della partita che mi stava calciando in porta e c’era un ragazzino dietro la porta, era molto vicino al palo, io dicevo: “scansati perché tira forte, scansati” e lui: “no, no, ma mi tolgo, mi tolgo”. Ha tirato il tiro, gli ha preso il braccio e glielo ha rotto. Questo per dimostrare la potenza che aveva nel calcio».

Lei è uno dei migliori portieri italiani di sempre con cui ha conquistato uno scudetto nella stagione 1969-1970, ha un ricordo particolare legato a quella giornata?

«Un ricordo particolare ce l’ho che sono rientrato negli spogliatoi solo con le mutandine, non quelle da calcio, proprio le mutandine, gli slip ecco. Per il resto mi avevano portato via tutto, comprese le scarpe, tutto mi avevano portato via. C’era talmente tanta gente in campo, lì all’Amsicora quel giorno lì che veramente è stata una cosa impressionante».

Nella sua carriera sono svariate le squadre in cui ha militato, qual è quella che lei ritiene essere “speciale”?

«Beh speciale sicuramente il Cagliari. Io sono andato a Cagliari nel ’68 ed era un periodaccio per la Sardegna perché c’erano rapimenti, c’erano banditi, per cui io sono andato con una certa ritrosità poi, però, con il passare del tempo mi sono trovato veramente benissimo. Sono contento di aver vinto un campionato a Cagliari e di aver contribuito a far tornare la Sardegna come tutte le altre regioni. Non più una Sardegna di banditi o di rapimenti, ma una Sardegna che era come tutte le altre regioni».

Dopo il ritiro, come definisce la sua collaborazione sotto il ruolo di supervisore per la preparazione portieri?

«Ma, io non ho mai avuto il preparatore dei portieri. Onestamente ai miei tempi non c’era preparatore dei portieri, era il secondo che ti faceva allenare a parte quando gli altri correvano. Io credo che, mentre adesso ci sono degli allenatori di portieri che magari non hanno neanche mai giocato in Serie A e pretendono di insegnare a un giocatore che gioca in Serie A quello che deve fare. E’ molto difficile secondo me».

Lei è stato a lungo anche il portiere della Nazionale italiana, pensa che dopo la grossa caduta all’Europeo l’Italia di Spalletti abbia ripreso la giusta marcia verso il Mondiale?

«Io mi auguro di sì perché i Mondiali non possono fare a meno dell’Italia. L’Italia è una delle Nazioni che calcisticamente è molto importante, per cui io mi auguro che questa volta Spalletti riesca a centrare l’obiettivo».

Si ringrazia Enrico Albertosi per la gentilezza e disponibilità mostrate nel corso di questa intervista

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