2013
Ancora Cellino a Zazzaroni: «Ho provato vergogna»
Sempre nel corso dell’intervista, rilasciata per il blog di Ivan Zazzaroni sul sito web della rivista GQ, Massimo Cellino ha toccato diversi punti della questione, relativa al suo arresto. Il patron sardo ha fatto capire di non provare odio nei confronti di chi, commettendo un errore, ha optato per la detenzione del numero uno del Cagliari: «Non odio nessuno (lo ripete più volte, ndr). Ma ho provato vergogna. Non ho fatto un cazzo di niente. Dopo la revoca dei domiciliari per un paio di giorni non ho avuto la forza di tornare a casa. Sono rimasto ad Assemini con gli avvocati, Altieri e Cocco – Cocco per me è un fratello. Per fortuna non hanno toccato la mia famiglia. Se sfiorano mia moglie e i miei tre figli esce il sardo guasto. Di me possono fare quello che vogliono. Tanto, più di così… »
Poi Cellino ha raccontato l’aneddoto, legato al momento in cui è stato prelevato dalla sua abitazione, per essere tradotto in questura: «La forestale s’è presentata a casa mia alle sette del mattino. Ho le piante secche?, ho chiesto. E loro: deve venire con noi. Forza, tirate fuori le telecamere, dove sono le telecamere? Siete di Scherzi a parte. L’inizio di un incubo dal quale non esco. Sto male, non sono più lo stesso. A Buoncammino mi hanno messo in una cella minuscola, giusto lo spazio per un letto, il vetro della finestra era rotto, la notte faceva freddo. Un detenuto mi ha regalato una giacca, un altro i pantaloni della tuta, alla fine ero coperto a strati con in testa una papalina. Mi hanno salvato il carattere e gli altri detenuti. Un ragazzo che sconta otto anni e mezzo perché non ha voluto fare il nome dello spacciatore che gli aveva consegnato la roba. Otto anni e mezzo, capisci? ‘Se parlo non posso più tornare a casa, ho paura per i miei genitori’, ripeteva. E poi un indiano che mi assisteva in tutto, credo l’abbiano trasferito come altri a Macomer. Mi sento in colpa per loro, solo per loro. Ringrazio le guardie carcerarie, si sono dimostrate sensibili… Mi ha tradito la Sardegna delle istituzioni. Ma adesso voglio il perché, la verità. Non si può finire in carcere per arroganza.»
Infine, per Cellino arriva anche il momento quasi di invocare le intercettazioni che, secondo gli inquirenti, lo avrebbero incastrato: «Pubblicatele, nulla, non c’è nulla. Mi hanno accusato di aver trattato con gente che non ho mai incontrato, né sentito; addirittura mi è stato chiesto cosa fossero le emme-emme di cui parlavo durante una telefonata: solo un sardo può sapere cosa significhi emme-emme, una pesante volgarità (sa minchia su molente, il pene dell’asino, ndr). Da giorni mi raccontano di assessori che si dimettono, di magistrati che chiedono il trasferimento. Mi domando cosa sia diventata Cagliari, e dove sia finita l’informazione che non ha paura di scrivere o dire come stanno realmente le cose.»