Editoriale
Borja Valero e il Centro Storico Lebowski, una meravigliosa storia di calcio e valori
La favola dell’estate si è concretizzata con il passaggio di Borja Valero nei dilettanti fiorentini del Centro Storico Lebowski
Gli amanti del calcio avevano bisogno di Borja Valero. Della sua umanità e dei suoi valori che non saranno più prettamente tecnici ma che sanno ristorare l’anima. Ed è un piacere sapere che non si ritirerà dall’attività malgrado la sua Fiorentina lo abbia troppo frettolosamente scaricato.
Amatissimo dai tifosi, il Sindaco avrebbe voluto proseguire in maglia Viola ma la dirigenza aveva ben altri progetti. E così dalla delusione si è passati alla ricerca di un nuovo percorso, incarnato dal Centro Storico Lebowski. Non più il luminoso palcoscenico della Serie A ma il più oscuro campionato di Promozione toscana.
Non però una squadra dilettantistica qualunque perché la società fiorentina incarna un progetto più unico che raro. Uno dei primissimi esempi italiani di azionariato popolare, con la finalità della proprietà collettiva dei tifosi che il Lebowski si è prefissato.
E soprattutto con la comunità, l’aggregazione e la socialità al centro dei pensieri. Dalla riqualificazione del territorio alla scuola calcio totalmente gratuita per bambini e bambine, senza alcun tipo di discriminazione. Valori che evidentemente non sono indifferenti a Borja, uno che ha saputo spesso distinguersi per profondità d’animo e intelligenza.
«Ho accettato questa sfida perché mi riconosco nei valori portati avanti da questi ragazzi. Ero convinto di giocare un’altra stagione nella Fiorentina, non certo per soldi o per chissà cosa. Avrei potuto dare una mano. Ma soprattutto il mio obiettivo era salutare i tifosi dal campo e dire loro grazie».
Parole che sintetizzano il pensiero del trentaseienne di Madrid, capace di regalare a tutti gli appassionati un sogno in un’estate quanto mai turbolenta. Settimane in cui il miglior giocatore al mondo ha cancellato la storia più romantica del calcio moderno per un pugno di Euro parigini. Più Borja Valero e meno Leo Messi, per favore.