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Se n’è andato un ragazzo d’altri tempi: il nostro ricordo di Davide Astori
Il nostro ricordo di Davide Astori, sei anni al Cagliari prima di vestire le maglie di Roma e soprattutto Fiorentina, della quale era il capitano
Umile, composto, disponibile. Anche chi non lo conosceva personalmente poteva percepire la sua integrità personale, sempre più rara al giorno d’oggi. Davide Astori era fatto così, era riuscito ad arrivare in alto senza farsi cambiare. Gli inizi al Pontisola, poi il grande salto al Milan. Cinque anni di giovanili rossonere nelle quali è cresciuto col sogno di Nesta, come ha spesso dichiarato nelle sue interviste. Un modello da seguire e che ricordava per l’eleganza nell’uscire da situazioni difficili in campo. Dalla Primavera rossonera era poi passato in prestito in Serie C, prima al Pizzighettone e poi alla Cremonese. Poi la grande occasione: a 21 anni il Cagliari di Cellino lo aveva ingaggiato e pian piano Davide si era ambientato in Serie A. Il salto è stato doppio, in rossoblù è cresciuto tra due veterani come Bianco e Lopez ed insieme a Michele Canini, altro giovane in rampa di lancio con il quale avrebbe poi condiviso il comando della difesa di Allegri. Con il passare degli anni quel ragazzino umile, gentile, arrivato in Sardegna tra qualche critica di troppo si era preso la scena. Un processo talmente naturale che quasi si fatica a ricordare la sua prima stagione rossoblù, spesa tra panchina e qualche apparizione al fianco di Lopez, attuale tecnico rossoblù, e Paolo Bianco.
Già nel 2009/10 Astori era uno dei perni della difesa del Cagliari di Massimiliano Allegri, squadra autrice di uno dei cicli più emozionanti dell’ultimo ventennio. Un ragazzo con la testa sulle spalle ma capace di far sorridere chi gli stava vicino, su tutte ricordiamo gli scherzo all’amico e compagno Perico, diventato il Pereg. In campo continuava a stupire per eleganza e freddezza nei momenti chiave, per la pulizia negli interventi. Passavano le stagioni, cambiavano gli allenatori ma Astori era sempre al centro della retroguardia sarda, a guidarla e difendere la porta con una calma ed una sicurezza nei propri mezzi che a volte hanno portato qualche grattacapo di troppo. Con gli anni Davide era migliorato anche in questo aspetto, tendendo a rischiare meno ed a badare più al sodo. Le sue prestazioni in rossoblù gli avevano consentito di entrare nel giro della Nazionale, con la cui maglia ha scritto anche un piccolo pezzo di storia del club: è stato il primo giocatore del Cagliari a segnare in azzurro dai tempi di Riva. Una carriera in ascesa e la sacrosanta ambizione di giocare in un club più blasonato, così Astori è volato prima a Roma e poi a Firenze. «Potrei scrivere un romanzo ma userò poche parole per ringraziare tutte le persone che hanno reso straordinari questi miei sei anni a Cagliari. Ringrazio i tifosi che hanno lottato e sofferto con me…anzi, con noi!!! Ringrazio i miei compagni, la società e la mia famiglia. Ora inizia una nuova avventura per me, ma il mio cuore sarà sempre con voi. Forza Casteddu!», aveva scritto dopo aver salutato l’isola.
Dopo l’anno di Roma, in viola Astori aveva trovato l’ambiente perfetto e per le sue doti in campo e fuori era diventato il leader dello spogliatoio. Un capitano riflessivo ma sanguigno nei momenti giusti. Se n’è andato nello stesso modo in cui era arrivato. Nove stagioni in Serie A, anni di crescita professionale e personale, senza però perdere quel modo di essere che l’ha sempre contraddistinto e che ha lasciato il segno in tutti i club in cui ha giocato. Un ragazzo che nonostante la maturità raggiunta non aveva perso quel briciolo di spensieratezza, fondamentale nel calcio come nella vita: «A me piace troppo giocare a calcio, mi godo più questo mestiere ora di quando avevo 18 anni», aveva rivelato in una recente intervista a La Nazione. Un ragazzo d’altri tempi, con dei valori integri, che è riuscito a restare sé stesso fino alla fine ed a farsi apprezzare da tutti. Uno di quei giocatori che si seguono con piacere anche dopo che hanno cambiato maglia. Questo, più dei risultati sul campo, è il grande successo di Astori. Ciao, Davide.