Editoriale
Cagliari, verso la ripresa del campionato tra opzioni e rischi
Il Cagliari si prepara a ripartire: alle spalle gli strascichi umorali per le scelte relative al periodo del lockdown. Il Contropiede di Mario Frongia
Dice Gabriele Gravina: «Non esiste una norma che permetta alle società di non pagare gli stipendi ai calciatori». Dal presidente della Federcalcio il messaggio è chiaro: l’annata del Covid-19 e del lockdown con campionati, coppe e nazionali al palo, lascerà strascichi. Pesanti e complessi da risolvere. Chi si sfrega le mani sono gli avvocati. Ma questa è un’altra storia.
Nei giorni scorsi un’ipotesi ha scosso animi e portafogli. In Germania ha preso piede la devoluzione del 20 per cento degli ingaggi dei tesserati, fatta eccezione per quelli che guadagnano meno di cinquantamila euro. Nei dettagli, i big della Bundesliga si tagliano gli stipendi ma solo a favore di un fondo che permetta al club di non mettere in cassa integrazione i dipendenti. Ovvero, magazzinieri, inservienti, operai, barman, amministrativi, addetti a biglietterie e merchandising e così via. Insomma, chi sgobba dietro le quinte di un circo straricco, spesso per un tozzo di pane.
L’idea sta avendo degli emulatori. Il proposito pare buono. Ma, appunto per questo, chi può lo scansa. Specie in Italia, per i padroni del vapore è reato vedere svaporare anche un euro di guadagno. Palate di denaro, anno dopo anno. Ma adesso, con le tv che puntano i piedi per pagare l’ultima rata dei diritti pattuiti per il torneo sgambettato dal virus, il quadro si complica. Intanto, il 13 giugno potrebbe giocarsi Verona–Cagliari e gli altri tre recuperi. Poi, dal 20 tutte alla pari con dodici gare per arrivare al traguardo. La faccenda è all’esame dei vertici del pallone giovedì 28 maggio.
E il Cagliari? I circa cento dipendenti sono stati messi in cassa integrazione dal 1° aprile, una mensilità non è stata pagata alla rosa dopo una lunga tiritera. E dallo spogliatoio trapelano musi lunghi e mormorii. Normale, nulla di eclatante, specie per chi non guadagna come Nainggolan, magari è a fine carriera, non sa se verrà riconfermato o lasciato per i fatti propri. Nel quadro generale c’è stata anche la rinuncia agli stipendi dall’ex allenatore silurato, Rolando Maran, il vice Christian Maraner, il figlio del tecnico e match analyst rossoblù, Gianluca. Discorso a parte merita il preparatore tecnico Roberto De Bellis. Stante l’embargo di e da Asseminello, non è chiaro se il capo dei preparatori silurato appena tre giorni dopo aver avuto l’entusiastico beneplacito di Walter Zenga, sia o no nel team. Si vedrà.
Intanto, pare sia ancora al palo, a proposito di preparatori, la risoluzione delle pendenze con Fabio Esposito, premiato a Coverciano e autore della preparazione di Storari e soci nella stagione che si è chiusa con la squadra di Massimo Rastelli vittoriosa del campionato di B. Il preparatore chiede il suo. Certo, il caso non apre le pagine dei giornali o i tg. Ma proprio per buon senso, rispetto (anche dei contratti) e umanità, dopo quasi quattro anni la manciata di migliaia di euro che gli spettano e si è conquistato sul campo, dovrebbe averla quanto prima. Più che altro, una questione di stile. Ma come diceva il Manzoni sul coraggio di Don Abbondio…