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Cagliari, parla l’architetto del nuovo stadio
Al Corriere dello Sport parla Massimo Roj, presidente del consorzio Sportium che si occuperà della costruzione del nuovo stadio di Cagliari
In un momento così difficile per la squadra, la dirigenza continua a lavorare per costruire una solida base per il futuro. E dopo l’annuncio del rinnovo fino al 2023 di Di Francesco, arrivato dopo la partita contro il Genoa ad opera di Tommaso Giulini, nella mattinata di oggi sul Corriere dello Sport ha rilasciato alcune dichiarazioni Massimo Roj: si tratta del presidente del consorzio Sportium, studio tecnico incaricato di progettare quello che sarà il nuovo stadio del Cagliari Calcio.
RIVISITAZIONE – Inizialmente il progetto, oltre allo stadio, prevedeva l’inclusione nel complesso architettonico anche di un polo commerciale, ma il Covid e la conseguente crisi economica hanno imposto delle modifiche alla bozza: «Insieme alla dirigenza abbiamo dovuto rivedere il progetto preliminare. Per via della pandemia si è deciso di lavorare solo sullo stadio, lasciando da parte il centro commerciale». Un lavoro che ha profondamente trasformato la concezione dello stadio: «È stato necessario ribilanciare il tutto a partire dal lato Est, dove le attività commerciale erano incastonate nella struttura. Abbiamo lavorato specialmente sulle parti esterne e sugli ingressi, anche per adeguarci al Piano Guida del quartiere». Non tutte le attività sono state però completamente eliminate dal progetto: «Non ci siamo persi d’animo, e abbiamo approfittato del tempo per affinare la parte dell’albergo, che rimane una parte fondamentale del nuovo stadio».
TEMPISTICHE – Tra qualche mese i lavori per la costruzione dovrebbero partire, e Roj spiega i prossimi passi da muovere per Sportium: «Siamo in attesa dell’approvazione del Comune della variante urbanistica che abbiamo creato, poi finiremo di sviluppare il progetto in circa due mesi». Purtroppo le tempistiche della burocrazia in Italia sono bibliche, e sembra essere questo l’unico rammarico dell’architetto: «In altri Paesi ci mettono due o tre anni a costruire uno stadio. Al contrario, in Italia, la Juventus ne ha impiegati 14 e l’Udinese 15. C’è una normativa nazionale, ma bisogna applicarla se vogliamo andare avanti».
CICLI DI VITA – «L’Italia è un Paese unico, un museo a cielo aperto, ma volte siamo fin troppo ossessivi nel voler conservare il vecchio. Bisogna anche guardare al futuro e saper adeguare le cose passate ai tempi presenti. Uno stadio vecchio consuma più energia, ma ha la potenzialità di diventare una perla se viene ricostruito». E i consumi energetici, insieme all’impatto ambientale, sono un fattore fondamentale nella costruzione del nuovo stadio di Cagliari: «Vogliamo creare uno stadio che consumi il meno possibile, e per la costruzione useremo i detriti provenienti dalla demolizione del Sant’Elia, attraverso un processo che creerà nuovo cemento dalla trattura di quello vecchio: sono cicli di vita, che limitano il danno ambientale e abbassano i costi delle operazioni».
UNA BOLGIA – Roj segue il Cagliari, specialmente in questo periodo: «Vedo una squadra che si è fatta prendere specialmente a livello psicologico dalla paura. Ma gioca bene, ha grandi giocatori e un allenatore fortissimo, e sono certo che con alcuni risultati ne verrà fuori». L’idea di Giulini, con il nuovo stadio e la conferma di Di Francesco, è quella di fare il salto di qualità non solo alla squadra, ma a tutto il sistema Cagliari: «Noi dobbiamo correre per terminare le operazioni e dobbiamo far correre loro. Sarà una rincorsa reciproca dove ci stimoleremo a vicenda. La nostra idea è di creare un gioiello con i tifosi vicini al campo per sostenere ancora meglio i giocatori: in più l’acustica è progettata per permettere ai suoni dall’esterno di riversarsi direttamente in campo, creando una bolgia infernale».
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