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Cagliari, devi (ri)alzare l’asticella

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Il Cagliari è chiamato ad alzare ancora l’asticella: vietato cullarsi su una classifica da sogno ignorando gli ultimi campanelli d’allarme

Lunedì sera il Cagliari riceverà la Lazio in una gara che avrà un forte sentore d’Europa. Chi l’avrebbe detto che, giunti quasi a metà campionato, i rossoblu avrebbero giocato questa sfida come uno scontro diretto per le coppe? Eppure, lungi da noi spegnere gli entusiasmi dell’ambiente, proprio in concomitanza con l’importante sfida contro Inzaghi il Cagliari deve fare un altro step. Non tanto perchè si tratti – ad oggi – di uno scontro diretto, quanto perchè le ultime settimane hanno fatto scattare qualche campanello d’allarme non esattamente trascurabile.

Segnali a cui – distratti da abbagli, luci e lucette di un campionato sopra le righe – pochi hanno deciso di dar peso. Una di quelle lucette è arrivata anche oggi, con Opta che ha pubblicato un dato apparentemente più che positivo: i rossoblu vantano il 18% di gol segnati nel gioco prodotto, confermando quanto avevamo evidenziato in termini di expected goals qualche tempo fa. Nei cinque maggiori campionati d’Europa i ragazzi di Maran stanno dietro solo al Barcellona di Valverde (21%), che può contare su un attacco a dir poco atomico. Giunti quasi al giro di boa del campionato, la statistica fa quantomeno riflettere. In tutte le direzioni: perchè se è vero che la squadra di Maran sta stupendo, è anche vero che da rivelazione a realtà consolidata il passo è (molto) lungo.

I numeri, oggi, dicono che il Cagliari quarto in classifica ha il secondo miglior attacco della Serie A (a pari merito con l’Inter capolista) e la settima difesa. Gli scricchiolii difensivi delle ultime settimane hanno minato la corsa dei sardi, che in qualche modo sono riusciti a mantenere un’imbattibilità che dura da ormai tredici turni. Lecito chiedersi per quanto il Cagliari potrà correre a questa velocità: come visto, il suo rendimento super è determinato da un cinismo particolarmente raro. Ed è proprio la percentuale realizzativa da record che – paradossalmente – da qualche tempo è la base da cui partire per rispondere alla domanda.

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La percentuale realizzativa è determinata da diverse dinamiche, in parte slegate dal rendimento soggettivo: di mezzo, in larga parte, ci sono anche l’avversario e gli episodi nella singola gara. Motivo per cui il dato, pur lusinghiero, è da prendere con tanta cautela. Ciò che potrà realmente garantire al Cagliari di restare attaccato alle zone alte nel lungo periodo è la continuità di gioco ed una crescita costante, che nelle ultime settimane sembra essersi arrestata. Possibile che la squadra abbia già raggiunto il suo massimale? Maran, oltre un mese fa, nell’applaudire i suoi aveva evidenziato come i margini di crescita fossero inevitabilmente destinati ad assottigliarsi con il trascorrere del tempo. E che soltanto con il lavoro l’asticella si sarebbe potuta spostare più in alto, allungando nuovamente margini ed orizzonti della squadra.

Le ultime prestazioni hanno dato prova che il Cagliari non è più una sorpresa. Nemmeno per gli avversari, che tentano di adottare immediatamente delle contromisure su cui prima non avrebbero fatto affidamento. La squadra di Maran dovrà adattarsi alla nuova situazione: il fattore sorpresa, più che utile nel primo scorcio di torneo, non porta più i frutti sperati. E quella capacità di strappare i punti in zona Cesarini non può rappresentare una certezza a cui aggrapparsi: è (anche) frutto della casualità, così come l’alta percentuale realizzativa. Lo stesso vale per i singoli: Nainggolan è il giocatore che su tutti può, con una giocata, svoltarti la partita. Questo Joao Pedro…anche. Ma farci oltremodo affidamento significherebbe scottarsi: sarebbe soltanto questione di tempo. Certo, sono tutti punti in più per un Cagliari che anche grazie alla spinta degli episodi può continuare a sognare. Punti che, però, una squadra che vuole ambire ad obiettivi europei non può prendere come base.

Semmai rappresentano delle qualità – se così si possono definire – suppletive. Delle skills extra che arricchiscono una base solida, senza la quale sarebbe difficile tenere il testa a testa a lungo. Ed in questo senso le ultime gare possono dare una visione distorta del Cagliari 2019/20, squadra sì capace di restare attaccata alla zona Champions League ma capace anche di andare in doppio svantaggio contro Sampdoria e Sassuolo. Insomma: vanno allargate quelle fondamenta su cui si stava costruendo il sogno sardo. Deve continuare ad esserci quel «tormento di migliorare» più volte citato in passato da Maran.

I rossoblu, oggettivamente inferiori per rosa alle dirette concorrenti, non possono e non devono cullarsi su dati effimeri, nè fare eccessivo affidamento sul momento d’oro di alcuni singoli. Sarebbe uno dei più gravi errori in una stagione che, se proseguita con il giusto piglio, potrebbe dare soddisfazioni che in Sardegna mancano da decenni. Anche per questo la gara contro la Lazio calza a pennello: lunedì sera il Cagliari dovrà dimostrare che non è (solo) quello delle ultime uscite. Senza cullarsi su risultati – gli ultimi – e statistiche che soddisfano nell’immediato ma possono essere ingannevoli nel lungo periodo: solo così è possibile rialzare l’asticella. Per continuare ad alimentare il sogno europeo e dare un segnale a tutto il campionato.

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