Editoriale
Cagliari, Robin Hood un tanto al chilo
Presidenti di Serie A tutti d’accordo sui tagli degli stipendi definitivi irricevibili dall’AIC. Il Contropiede firmato da Mario Frongia
Scrive puntuale, e bene, il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni. “Mi trovo a difendere dei milionari. Ma stavolta hanno ragione”. Si parla di stipendi. Di tagli definiti “irricevibili” da Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione calciatori. Il quantum? Se il campionato riparte – magari giocando anche a ottobre, pur di chiuderlo, come chiede anche l’Uefa – due mensilità. Quattro se non si riprende. La notizia? Forse per la prima volta nella storia della Lega calcio (ironizza Zazzaroni) i presidenti sono tutti d’accordo. Stringi stringi, una sorta di dagli al tesserato. Che sia, come abbiamo scritto anche di recente su Contropiede, Cr7 o Giuseppe Ciocci, poco importa. L’importante, per i venti patron, è abbattere gli stipendi. E limitare gli sbilanci di cassa. Individuali e societari. Per stare in casa Cagliari, i tesoretti di Nainggolan, Pavoletti, Nandez, Simeone, ad esempio. C’è da commuoversi? No. Ma dal dietro le quinte, ecco emergere un chiaro riferimento al bersaglio, da sbandierare all’opinione pubblica: i calciatori, viziati e straricchi. Un obiettivo che andrebbe tarato con buon senso. Invece, appare, per ora, un uso strumentale, generalizzato, teso a garantire gli imprenditori a danno delle maestranze. Il tutto è work in progress. Emendabile e migliorabile. Però, la puzza di bruciato si comincia a sentire. Dice, in sintesi, Messi: «Paghiamo noi per tutti, da sempre teniamo in piedi la baracca, vi facciamo divertire e garantiamo utili alle società». A quelle solide e forti, nel management e nella gestione, lungimiranti e previdenti. Ma anche alle tante con poca visione, capaci di smentire al pomeriggio quel che hanno sbandierato a reti unificate al mattino. Pronte a capitalizzare consensi della tifoseria, utili al marketing e al merchandising, a chiamare a raccolta idoli e icone del passato, spendibili ovviamente per un avvicinamento a valori e storia. Che conoscono in pochi e calpestano in molti. Vi viene in mente qualcuno? Anche a me.
MOSSE CONDIVISE – Intanto, perché, aggiunge Zazzaroni, come è stato fatto anche in altri campionati europei, il taglio delle mensilità non riguarda anche i vertici e i dirigenti? E rimarca: “Un dettaglio che la Juve abbia raggiunto da subito l’intesa?”. Con tagli dall’8 al 13 per cento circa. Per le altre, la proposta definita “vergognosa” dall’Aic, si va dal 17 al 33. Il tutto mentre dietro il polverone forse si trascura che il pallone che patirà maggiormente la ferocia del momento e del Covid-19 è quello della B e della C. Con, a cascata, ricadute da incubo su un sistema che, su più fronti, muove una fetta importante dell’economia italiana. I tifosi, vien da dire a bruciapelo, stiano in campana. E abbiano memoria. Colpire lo stipendio di Ciocci, (che assumiamo a riferimento, ndr) diciotto anni appena compiuti e fresco di contrattino da professionista, o mettere in cassa integrazione il personale di segreteria, amministrazione o magazzino, è cosa ben diversa dal limare gli emolumenti dei big e della dirigenza. O magari, dei profitti da plusvalenza.