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Un Cagliari sempre più simile a Diego Lopez

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Il Cagliari trova un’altra vittoria negli ultimi minuti, a dimostrazione che non si molla mai. Proprio come faceva Diego Lopez quando giocava

Non è ancora una squadra costruita a sua immagine e somiglianza. Ma se il Cagliari continua di questo passo, poco ci manca. I rossoblù sono riusciti a mettere nuovamente in campo lo spirto combattivo che caratterizzava Diego Luis Lopez quando scendeva in campo con la maglia numero 6, i quattro mori sul petto e la fascia da capitano con la bandiera dell’Uruguay sul braccio. Tenacia, grinta, voglia, orgoglio e un unico motto: non si molla mai. Quante volte, con l’ex capitano e attuale tecnico in campo, il Cagliari ha recuperato partite ormai perse e che sembravano impossibili? Una su tutte, un Cagliari-Roma giocato al Sant’Elia. Sotto 0-2 al 90’, Lopez prima e Conti poi, hanno portato i rossoblù ad un pareggio inaspettato.

ZONA FARAGÒ – È un Cagliari che non molla mai, abbiamo detto. Non ha mollato quando Iemmello al 94’ ha segnato il rigore dell’1-1 per il Benevento, vincendo poi 2-1 al 95’ con Pavoletti su cross di Faragò. Figuriamoci se la banda di Diego Lopez si è tirata giù di morale dopo una rete subita al 5’. Certo, ci sarebbe tanto da dire sul gol di Zuculini. Dalla disattenzione e la sufficienza di Rafael nel far uscire un pallone e regalare un calcio d’angolo, ad un problema di marcature sulle palle inattive, mai pienamente risolto dal Cagliari. Però, da un punto di vista caratteriale, la squadra ha continuato a giocare senza arrendersi, come invece capitava con la precedente gestione. Anche dopo il rigore sbagliato da Luca Cigarini. Il pareggio alla fine è arrivato comunque, in modo fortunoso, con Ceppitelli. Ma la fortuna aiuta gli audaci e i rossoblù, al contrario dell’Hellas, ieri lo sono stati. All’85’ poi la caparbietà di Faragò ha permesso all’ex Novara di vincere un contrasto prezioso e segnare il 2-1. Decisivo, in quella che una volta – giornalisticamente parlando – si chiamava “zona Cesarini”. Prima contro il Benevento, con il cross per Pavoletti. Ieri contro il Verona, con il gol che ha regalato ai suoi una preziosa vittoria per la salvezza e per la classifica.

DA RIVEDERE – Due vittorie in quattro partite. Due sconfitte esterne e due successi casalinghi. Il bilancio di Diego Lopez sulla panchina rossoblù – per ora – è positivo. Ci sarebbe però ancora tanto da dire e da rivedere. Perché i problemi del Cagliari non si nascondono di certo dietro a due vittorie risicate per 2-1. In trasferta contro il Torino, è vero che la squadra non ha mollato, giocando con il 4-2-4 negli ultimi minuti, ma è anche vero che alcune scelte del tecnico uruguaiano hanno compromesso la partita. Su tutti il cambio di Barella per Farias, con lo spostamento di Joao Pedro in mediana. Il brasiliano è uno dei maggiori problemi tattici del nuovo Cagliari che ha trovato solidità con il 3-5-2. Dove inserire il numero 10? Non a centrocampo. Poco passo e troppe difficoltà per ricoprire quel ruolo, anche da mezzala. Molto meglio da seconda punta, come tra l’altro si è visto in uno spezzone di gara contro il Verona, quando è entrato al posto di Sau. Un caso se poi Joao Pedro in pochi minuti ha avuto tre palle gol per sbloccare il match? Dopo tutto, con tre reti stagionali, è il miglior realizzatore della squadra. E nonostante sulla carta sia meno offensivo di Sau e Farias, ha dimostrato di essere molto più incisivo sotto porta.

CONCRETEZZA – Un altro dei maggiori problemi di questo Cagliari è proprio la concretezza. Perché a Torino, con quattro attaccanti più Joao Pedro, sarebbe potuta finire diversamente. Perché contro il Benevento si sarebbe dovuta chiudere prima. Perché contro il Verona si è dovuto aspettare l’85’ per vedere i rossoblù avanti nel tabellone della Sardegna Arena. Insomma, l’altra faccia della medaglia di quando si vince una partita nei minuti finali è questa: bisognava chiuderla prima. Ci si aspetta molto di più dagli attaccanti del Cagliari, Leonardo Pavoletti su tutti. Due gol sono ancora pochini per quello che era ed è accreditato come un centravanti in grado di garantire un certo numero di reti. I cross dalle fasce arrivano, ma il feeling con le reti avversarie non è ancora lo stesso di quando vestiva il rossoblù del Genoa. Dopo 12 giornate, il Cagliari lo scorso anno aveva segnato 20 gol e Marco Borriello era a quota 5. Sono solo 11, invece, le reti dei rossoblù in questo campionato. Un trend assolutamente da invertire. Anche se la difesa fa registrare numeri migliori (21 gol subiti contro i 29 della passata stagione) e il vantaggio di 6 punti sul terzultimo posto, occupato da Genoa e Hellas Verona, fa arrivare la squadra alla pausa per le nazionali in maniera decisamente tranquilla.

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