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Cagliari, Zenga: «La Sardegna la sento già mia. Su Cragno…»
Walter Zenga, tecnico del Cagliari che oggi ha spento 60 candeline, ha parlato a Sky Sport: tra il passato in campo ed il presente sulla panchina rossoblu
Nel giorno del suo sessantesimo compleanno, Walter Zenga è intervenuto nel corso di Casa Sky Sport. Il tecnico del Cagliari, in isolamento nel centro sportivo di Asseminello, ha parlato del suo passato in campo: «Fa piacere venire ancora oggi ricordato come un uomo importante del mondo del calcio».
CAGLIARI – «Oggi è il 28 aprile, la festa dei sardi e della Sardegna. Quando sono passato da Cagliari mi sono immaginato qui e ora ci sono. Tra l’altro una cosa stranissima: in Italia ho allenato sempre in città di mare. La Sardegna la sento già profondamente mia, ho approfondito tanto nel corso di questo periodo di isolamento. Ho visto le partite, ho parlato tanto con staff tecnico, con Max Canzi, col direttore Carli e con il presidente Giulini…Ho potuto colmare quelle lacune che avevo prima».
QUELLA VOLTA A CROTONE… – La mente corre all’indietro, quando contro il Cagliari il suo Crotone non riuscì a cogliere 3 punti per la rete ingiustamente annullata a Ceccherini al 90′: «Penso sia stato il primo vero caso di sbaglio al VAR, un errore clamoroso. Tagliavento fece errori da una parte e dall’altra. Quell’errore su Ceccherini rimane, allora giustamente difesi la mia squadra. A Crotone ho passato un’atta a dir poco bellissima, spero di vederli presto in Serie A perchè lo meritano. Tra l’altro quando ero a Crotone mi ero segnato i nomi di Meret e Cragno, dal vivo notai che erano portieri che erano padroni della loro area di rigore».
RIPRESA SERIE A – «Cosa farei? Non entro nel merito giuridico della questione, per quanto riguarda la proroga di contratti e prestiti. La mia disponibilità è quella di concludere la stagione entro il 2 agosto, che è la data fissata. Il mio problema riguarda salvaguardare anche la salute dei miei, ci vuole almeno un mese per portare a condizione i giocatori. Ci sono problematiche non semplici da superare».
FILOSOFIA DI CALCIO – «Dipende dalla qualità dei giocatori che hai a disposizione. Poi tutti hanno delle idee, la differenza la fa il coraggio di applicarle. Il problema è che molti tecnici seguono la propria strada: un allenatore deve sempre aggiornarsi, senza fossilizzarsi. Una mia caratteristica? Non sta a me dirlo. Però le mie squadre devono avere sempre forte personalità, rifiuto della sconfitta. E non significa non perdere, ma non mollare sino all’ultimo. I giovani? L’età non è una discriminante, se uno è forte a 17 anni gioca. Anche a Venezia ho fatto giocare ragazzi sotto i 22 anni, tra questi anche Vicario (di proprietà del Cagliari, ndr) che ora è a Perugia».