2013
Cellino esce allo scoperto: «Io “esiliato”. Nainggolan via? Deciderà lui»
Dopo che le voci di calciomercato sono tornate d’attualità in casa Cagliari, il presidente Massimo Cellino ha deciso di uscire allo scoperto e di fare chiarezza. A tener banco è in primis la situazione relativa al futuro di Radja Nainggolan, ambito da Inter e Juventus: «Thohir lo vuole all’Inter? Mi fa piacere. Peccato, però, che nessuno me l’abbia chiesto. Al contrario di altri. E la Juventus? Da almeno due anni me lo chiedono e do atto a Marotta e Paratici d’essersi comportati bene. So che ci sono. Ma non hanno mai fatto pressioni. E questo l’ho apprezzato. Se venissero a chiederglielo a gennaio? Lascerei Radja libero di decidere. Del resto dopo 5 anni cosa devo pretendere di più da lui? Ha sempre dato tutto, merita nuovi traguardi. Anche perché ora a Cagliari stiamo già facendo il massimo per la situazione in cui ci troviamo», ha dichiarato il patron del club sardo ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”.
A proposito, invece, della salvezza da conquistare e della questione stadio: «Da questo punto di vista sono fiducioso. Ora siamo a 13 punti, magari il 30 gennaio saremo a quota 32: come quando diedi Matri alla Juve. Sant’Elia? E’ una pena veder giocare la squadra davanti a 4.000 spettatori e passa. Mi hanno fatto smontare la struttura di Is Arenas, contando sull’agibilità massima di 19.000 spettatori al Sant’Elia. Invece…».
Cellino ha anche spiegato la scelta di tornare a Miami: «Ho fatto la scelta dell’esiliato, ma la verità è che mi sento più libero negli Stati Uniti che nella mia terra. Sto lavorando per il Cagliari, ho girato l’America alla ricerca di rinforzi. Ci tengo al bene del Cagliari. Più avanti tornerò, ma la mia famiglia ormai ha ripreso la residenza a Miami. E i miei figli ormai studiano qui. Esperienza del carcere? Sono stati tre mesi allucinanti. Soprattutto è sbalorditivo come dopo la scarcerazione non ci sono stati sviluppi. Né i magistrati sardi hanno risposto alla Cassazione. Ho quattro capi d’imputazione, ma l’inchiesta sembra si sia arenata. Lo metto in chiaro sin da ora. Se si arriva al dibattimento io vengo a difendermi di persona. Anzi, ho la coscienza a posto per dire che dimostrerò l’infondatezza delle accuse».
Inevitabile il riferimento ai giorni terribili che sta vivendo la sua Sardegna: «Ho visto le immagini in tv. E soffro in silenzio, come la mia gente. E’ una sventura della natura. Adesso rimbocchiamoci le maniche. Con dignità. Non abbiamo bisogno dei politici che vengono a farci misere promesse solo per interessi elettorali. A Cagliari aspettiamo ancora da 10 anni che riparano il disastro di Capoterra. Anche papa Francesco è vicino alla Sardegna? L’ho conosciuto quando è venuto a Cagliari. La sua benedizione sulla mia fronte m’ha lasciato un emozione fortissima. Che mi dà ancora forza. E’ la figura che serviva. Un gesuita, un uomo concreto. Anche il suo messaggio ai sardi è stato chiaro. Purtroppo le sue parole sono state equivocate. Nel suo discorso il papa ha invitato la mia gente ad affrontare le difficoltà. Invece molti si aspettano un aiuto. Non ci serve. La Sardegna ha tutto per rilanciarsi, soprattutto l’orgoglio. Il modo migliore per onorare le vittime è quello di scendere in campo lunedì per giocare al meglio. E magari vincere».
«Purtroppo i nostri guai sono partiti da quel Cagliari-Roma non disputato. Con il club giallorosso ho sempre avuto ottimi rapporti, ma per colpa di qualcuno quel ricorso ha rovinato tutto», ha dichiarato Cellino sul “conto in sospeso” con la Roma, mentre sulla legge sugli stadi che sta per essere varata ha aggiunto: «E cosa cambia? Non è un problema di leggi. Io il nuovo l’avrei fatto. Purtroppo, però, in Italia c’è una mentalità sbagliata. I Comuni non rinunciano a quel potere».
E, infine, una battuta sull’arrivo di Adan: «E’ svincolato, ne parlano bene, lo mettiamo alla prova prima che riapra il mercato. Poi, si vedrà».