2013
Conti: «Il Cagliari come una famiglia. Fateci riabbracciare i nostri tifosi»
Dopo le parole di ieri, riportate sul sito ufficiale del Cagliari, Daniele Conti si è concesso un’intervista ai microfoni de L’Unione Sarda. «Mi sento bene, credo si veda. Certo, gli anni passano per tutti, anche per me, ma non vedo la fine della mia carriera. – dice il capitano – Cerco di dare ancora l’esempio, quello è il mio ruolo. Amo questo lavoro, mi viene spontaneo essere così e sono felice se quello che faccio serva ai miei compagni più giovani per crescere». Quattordici anni in rossoblù, rendono Conti una bandiera e un idolo per i tifosi, un giocatore raro nel calcio di oggi: «Non so se sono l’unico, certamente ci sono altri come me. Io mi sento il Cagliari sulla pelle, sento questa come una famiglia. Ecco perché spero che questo gruppo non si rompa, non perda pezzi. Abbiamo dimostrato l’anno scorso che in una fase drammatica come quella vissuta dalla società, abbiamo saputo reagire o vincere gare importanti. Sì, io credo che nel Cagliari di quest’anno ci siano valori importanti dentro e fuori dal campo. Non basta però essere uniti, perché poi c’è il pallone, la partita e allora devi dimostrare di saper vincere e stare in campo. Ci vuole testa in una squadra come questa, dove comunque c’è un’energia da costruire.» Il capitano è ormai un sardo adottivo ed è molto colpito da Sau e dalla crescita dei giovani Murru e Del Fabro, ma per lui non conta la provenienza: «Sono assolutamente colpito da Sau, Murru e Del Fabro, ma io esulto per tutti, non ne faccio una questione regionale. Pinilla vale come Cossu, per capirci. Su chi scommetterei l’anno prossimo dei nostri? Nessun nome, per carità, anche se qualcuno in mente ce l’ho. Ci sono grandi qualità nel Cagliari, su questo non ho dubbi». Per quanto riguarda il futuro invece: «Non so chi raccoglierà la nostra eredità, sicuramente ci sono altri in questa squadra che sanno lavorare bene, senza mai tirarsi indietro, per il bene del Cagliari. Ma è presto per parlare del dopo-Conti». Lo stadio resta il problema principale della squadra e il capitano lancia il suo appello: «Avere una casa stabile conta tantissimo. L’apporto dei tifosi per noi è fondamentale. A Is Arenas stavamo bene, ma è Sant’Elia la casa del Cagliari. Ho fatto decine di appelli e continuo a dirlo: fateci riabbracciare il pubblico, il nostro pubblico». Per quanto riguarda il ritiro di Sappada, il regista rossoblù si dichiara molto soddisfatto: «E’ andato tutto benissimo, il posto è fantastico, ideale per cominciare il lavoro. Non è stato lungo, anzi. Ho vissuto ritiri di quarantacinque giorni, ecco perché quindici passano in fretta». L’intervista si conclude con la promessa per l’anno prossimo: «Prometto massimo impegno, mio e di tutti, per portare il Cagliari sempre più in alto»