Contini si sfoga: “Is Arenas è un ex stadio, il sogno è durato troppo poco”

Il sindaco Mauro Contini, si è sfogato con una lettera pubblicata sul sito dell’Unione Sarda, sulla vicenda Is Arenas. Un sogno infranto, durato a mala pena un anno. Ecco la lettera del primo cittadino di Quartu:

“Sedotto e abbandonato. Un anno fa, di questi tempi, la corsa contro il tempo vedeva le tribune crescere verso l’alto. Oggi si lavora al contrario. Il campo che si fece stadio (e che ha comunque regalato la salvezza al Cagliari Calcio) ha volato troppo alto. Is Arenas come Icaro.

Smantellate le due curve, spariti anche i “formaggini”, i raccordi tra la Nord e la Sud e la tribuna centrale (finiti a più riprese nel mirino della commissione provinciale di vigilanza e nelle relazioni dei periti della procura), stanno venendo giù i “distinti”.

Tempo qualche giorno e tutti conosceranno la “grande muraglia”, la tribuna in cemento armato ben nota a chi abita attorno all’impianto e a chi, a Is Arenas, ha giocato sino alla penultima primavera. Una tribuna da 3 mila posti spalle a Molentargius al servizio di un bell’impianto. Almeno negli Anni Ottanta. Poi, tramontata la stella del Sant’Elena, Quartu ha vivacchiato nei campionati regionali.

E’ vero che le strutture metalliche restano per ora parcheggiate nel piazzale attorno al terreno di gioco, ma anche gli ultimi irriducibili hanno perso le speranze: Is Arenas è un ex stadio.

Tutti a chiedersi cosa succederà ora con la tribuna centrale, figlia del peccato. Insieme a qualche cancellata.

Anche il Comune assiste apparentemente impassibile a quanto accade. Il “blitz” della polizia municipale, ieri, è da archiviare come un atto dovuto.

E la presenza degli operai “addetti alle demolizioni” stride con gli irrigatori in funzione. Il prato, chiunque utilizzerà l’impianto, va giustamente tutelato. Ma è un’immagine triste: il sogno dello stadio è durato troppo poco, quattro stagioni. Per colpe che sono di tanti. Ma questa è un’altra storia.

La sintesi più bella è stata scritta con lo spray, lungo la recinzione, è l’unica senza insulti: “Avete bruciato un sogno”. Sottoscrivo.”