Ex Rossoblù

Dessena: «Il saluto della Unipol Domus è stato emozionante. Su Ranieri…»

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Daniele Dessena, ex centrocampista e capitano del Cagliari, ha rilasciato delle dichiarazioni circa la propria carriera appena terminata

Dopo l’esperienza con la maglia dell’Olbia Daniele Dessena ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. L’ex centrocampista e capitano del Cagliari ha rilasciato delle dichiarazioni circa la propria carriera appena terminata per La Casa di C. Le sue parole:

ADDIO AL CALCIO E LA SARDEGNA – «Vedere quelle persone in piedi per me è stata un’emozione. Ho dato tutto per quella città. Sardegna? Mio nonno paterno è sardo. Ma è soprattutto il rapporto che si è creato negli anni. L’affetto, la vicinanza durante momenti difficili, sono diventati una famiglia. Ho avuto l’onore di avere la fascia da capitano».

FASCIA DI CAPITANO E CAGLIARI – «Ho cercato di difenderla. Indossarla dopo Conti, Lopez, Cossu, Pisano ha significato tanto. La Sardegna è passione, familiarità… è qualcosa di diverso. È qualcosa a parte. Lo capisci vivendolo. A fare la differenza sono le persone che incontri. Tutto questo veniva prima di soldi o fama. Per me contava difendere Cagliari e il Cagliari. Quel saluto? Vale più di qualsiasi altra cosa. Più di trofei e soldi».

PIOLI E RANIERI – «Pioli? Si vedeva che aveva la sua idea. Nel tempo è uno degli allenatori che è migliorato più. Si è adattato in maniera perfetta al calcio moderno. Ranieri? Arrivò a Parma dopo l’esonero di Pioli. Fece un miracolo. Valori umani fuori dal normale, ti arriva al cuore. Il suo credo diventa il tuo».

ALLEGRI – «È fantastico. A livello di gruppo era un maestro. Un grande allenatore e comunicatore. Quando sento certe cose su di lui mi viene da ridere… Uomo di spessore e valori. Ha una grande riconoscenza per il gruppo di quel Cagliari. Mi ricordo che si metteva a calciare le punizioni a piedi nudi a Marchetti. Tirava di quelle cannonate. Le sfide che ha fatto poi con Pogba o Vlahovic le faceva già a Cagliari».

BARELLA – «Un ragazzo speciale che è arrivato dov’è grazie alla gavetta. Predisposizione a migliorare, umiltà, fatica unite al talento: Nico è questo, una persona di valori».

L’INFORTUNIO – «In quel momento ti cade il mondo addosso. La paura, i tanti dubbi… Lì la gente di Cagliari mi è stata ancora più vicino. Sentivo il loro affetto. È stato fondamentale Gianfranco Ibba nel recupero. La mia famiglia è stata fondamentale. I miei genitori, mio fratello, mio figlio, mia moglie che ho conosciuto a far riabilitazione quando mi infortunai… figure essenziali nella mia vita».

FUTURO – «Io sono curioso del mio futuro. Il conoscere, l’indagare, l’aver voglia di capire o approfondire…. A 36 anni ho incontrato Greco, un allenatore che seguirò e da cui imparerò. Mi ha dato tanto per crescere, e in parte la scelta è dovuto a questo. Ora sono curioso di quello che sarà. Non ho paura del mio futuro e ringrazio il calcio per quanto mi ha dato».

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