2015
Date ai tifosi una macchina del tempo
C’era una volta un Cagliari primo in classifica. Un Cagliari che dominava chiunque avesse davanti. Un Cagliari che prendeva pochissimi gol e ne faceva tanti. Un Cagliari che vinceva in casa e fuori. Un Cagliari che se paragonato a quello di oggi sembra fantascienza.
Oggi è un incubo. Il Cagliari non riesce più a vincere una partita, è penultimo e pare ormai destinato alla retrocessione. Non solo per i risultati ma anche per l’atteggiamento mostrato in campo. Le otto partite che mancano sembrano più un’agonia che una speranza.
Date ai tifosi una macchina del tempo, perché non si meritano tutto questo. Fateli tornare a quarantacinque anni fa da oggi. Il 12 aprile 1970. Magari allo stadio Amsicora, verso le undici del mattino quando lo stadio era già pieno per la più grande gioia sportiva sarda. Tra banditi che si sono fatti arrestare e chi non ha trovato il biglietto e si dovuto è arrampicare sugli alberi adiacenti all’impianto pur di vedere quello storico match. Quando per il Cagliari la Serie B rappresentava solo il primo anno in rossoblù di un ragazzino destinato a cambiare la storia del calcio e che sette anni dopo quella promozione stava per compiere un’impresa.
Gigi Riva da Leggiuno aveva trasformato la squadra che non era mai stata in A in una delle grandi del campionato italiano. Ed esattamente quarantacinque anni fa trascinava il Cagliari alla sua vittoria più importante. Quella dello scudetto matematico. La partita la conosciamo tutti, Cagliari-Bari. Il risultato idem, 2-0 con gol proprio di Rombo di Tuono e Bobo Gori. In tutta la Sardegna è festa. E quando mai ricapita? Nessuno lo pensava allora. Anzi, in tanti credono ancora oggi che senza l’ennesimo grave infortunio di Riva in nazionale sarebbe arrivato il bis l’anno dopo. Invece, quel traguardo è destinato a rimanere unico nella storia. Unico come quella squadra entrata di diritto nella leggenda. Un mantra che chi sanguina rossoblù conosce a memoria: Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nené, Gori, Greatti, Riva. In panchina, accanto al filosofo Scopigno, Reginato, Mancin, Poli, Brugnera e Nastasio. Con quella vittoria sul Bari era stato raggiunto l’apice di un successo sportivo e sociale che ha cambiato totalmente la storia recente della Sardegna.
Quarantacinque anni dopo i tifosi sono desolati, con lo spettro della B ad un passo e quel sogno chiamato scudetto sempre più lontano. Date a loro una macchina del tempo, per rivivere quegli attimi storici se ne hanno già avuto l’onore o per dare l’occasione di vederli per la prima volta a chi per questioni anagrafiche non ha potuto. Ricordare il passato non servirà a nulla, ma almeno aiuta a rendere meno amari momenti come questi.