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Di Francesco: «Amo Cagliari, mi manca il pubblico»

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Su L’Unione Sarda il tecnico del Cagliari Eusebio Di Francesco parla a tutto tondo della sua esperienza in rossoblù

In una lunga intervista rilasciata a L’Unione Sarda, Eusebio Di Francesco ha raccontato il suo viaggio fino a qui sulla panchina del Cagliari: tra campo, padel e l’amore per la città e la cucina il tecnico abruzzese si racconta.

PUNTI MERITATI – Per l’allenatore abruzzese il Cagliari non ha da recriminare sui punti in classifica, date le difficoltà iniziali: «Inizialmente il calendario era difficile, la preparazione non era la mia solita data la situazione straordinaria e per questo serviva tempo per metabolizzare il lavoro svolto. Ora ci vuole umiltà per mantenere questa continuità di prestazione. I dieci punti sono giusti per il gioco espresso finora». E i punti sono arrivati dopo un cambio importante nel sistema di gioco del tecnico: «Viste le caratteristiche mi sono reso conto che il 4-3-3 avrebbe reso più difficile l’adattamento. Non sono un integralista, penso prima di tutto alla squadra: anche alla Roma cambiai con Zaniolo per rimodulare il centrocampo».

UN CAGLIARI IN CRESCITA Di Francesco non bada alle critiche affrettate, e sa che con il lavoro il suo Cagliari saprà togliersi grandi soddisfazioni: «Non leggo tanto, ma le opinioni affrettate fanno parte del gioco. Sapevo che saremmo cresciuti con il tempo, e siamo solo all’inizio»; le soddisfazioni stanno arrivando, oltre che nei risultati, anche nel gioco, dove la personalità dei sardi sta crescendo esponenzialmente: «Non mi piace parlare di progetto, credo più nella mentalità e nell’identità della squadra».

AMORE A PRIMA VISTA Cagliari-Di Francesco è un amore sbocciato presto, grazie alla bellezza della città sarda: «Sono innamorato di Cagliari, dove si fa il bagno a novembre. Mi piace il Poetto, ma soprattutto la gente e la sua discrezione, non mi piace l’invadenza». Altro aspetto importante per il tecnico ex Roma, Samp e Sassuolo è la cucina, tutta da scoprire: «Vengo da una famiglia di ristoratori, mi ritengo un critico culinario. Adoro il pesce. Mi piace di più uscire a cena che a pranzo, anche se ora non è possibile: è il momento dove ci si rilassa di più e si può parlare di altro»

IL PADEL – La chiusura degli sport di contatto al di fuori del professionismo ha portato alla ribalta un nuovo sport: il padel. Anche Di Francesco è un appassionato: «È lo sport del momento, ma soprattutto del futuro. Più facile da organizzare di un calcetto, e per un’ora e mezza ci si diverte. Da allenatore mi piace come sport perché devi anche pensare»

NESSUN CONTROLLO – Da allenatore, Di Fra non è uno che tende a controllare la vita privata dei suoi uomini: «Mi interessa poco il gossip, ma nel mio staff c’è uno psicologo a disposizione dei ragazzi per aiutarli a risolvere i problemi, anche quelli che si portano da casa. E poi con me trovano una porta sempre aperta».

CAPITOLO COVID – La pandemia colpisce tutti, e anche indirettamente cambia la vita alle persone, anche per chi gioca o allena in Serie A. In che modo ce lo spiega Di Francesco: «Abbiamo sempre la paura che uno possa risultare positivo; anche gli allenamenti a volte non possono essere svolti alla perfezione perché mancano i giocatori necessari per lavorare bene. La pandemia ci toglie tanto, ma quello che manca di più sono i tifosi e il loro affetto: ci mancano anche i fischi, il poter vivere insieme la partita».

LA DIFESA DI DI FRANCESCO – Il tecnico non è ancora completamente soddisfatto della fase difensiva dei suoi uomini: «Ancora non mi reputo felice della nostra difesa, ma abbiamo fatto passi avanti. In tanti hanno parlato male del primo tempo con la Samp, ma la verità è che abbiamo subito pochissimo. Sapevo che avremmo segnato, ma la priorità era non prenderne».

GIOCO DA APPLAUSI – La fase offensiva, al contrario, regala sprazzi di tecnica che hanno fatto sorridere lo stesso Di Francesco: «Sono contento quando riusciamo ad arrivare in porta con i movimenti provati in settimana». Ma sulle possibilità di arrivare alti in classifica, il tecnico non mette pressioni: «Non voglio mandare messaggi. Mi concentro sul lavoro con un gruppo importante che mi sta dimostrando umiltà. A partire da Ceppitelli, che ha un atteggiamento esemplare nonostante le ultime difficoltà. Parlare di gennaio è presto, ma sognare non guasta».

IL RAPPORTO CON GIULINI –  Il progetto Cagliari parte dalla dirigenza: la scelta del tecnico da parte di Giulini è un elemento importante del processo che porterà il Cagliari al salto di qualità: «Il presidente mi ha chiesto di portare mentalità e identità. E poi abbiamo alcuni dei giovani più utilizzati in Serie A». E sui frequenti cambi di allenatore il tecnico dimostra esperienza: «È vero che rischiamo spesso, però l’intelligenza della società sta nel vedere il lavoro in prospettiva. Allegri qui a Cagliari fece zero vittorie nelle prime cinque, ma poi diventò Allegri. Al risultato si arriva con un percorso di crescita».

ROMA O SASSUOLO? – Tra le due città più importanti per Di Francesco, la scelta è molto ardua: «A Roma ho vinto uno Scudetto da calciatore, ma è una piazza che da tanto ma toglie tanto. Col Sassuolo ho vissuto emozioni diverse: quando ho vinto la Serie B ho vissuto emozioni indescrivibili, così come quando arrivammo in Europa. Spero di riviverle anche a Cagliari».

LA PAURA DEL MERCATO – Gennaio si avvicina e le sirene sui pezzi pregiati della rosa a disposizione del tecnico cominciano a farsi sentire: «Nandez e Joao Pedro? Spero non scelgano altri progetti, farò tutto il possibile per sfaldare il meno possibile la squadra. Nahitan è molto più ordinato e spreca meno energie di prima, mentre Joao è il nostro top player».

DI FRANCESCO IN TRE PAROLE – Si descrive così, Di Francesco, in tre parole: «Sole, cuore e amore».

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