2014

Ekdal: «A Cagliari come in vacanza. Zeman…»

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Dopo il quarto gol personale, che ha contribuito alla convincente vittoria contro l’Empoli, Albin Ekdal si è rilassato al parco di Molentargius con il cane Luva e la fidanzata Camilla. L’occasione è, quindi, ghiotta per raccontarsi e il centrocampista del Cagliari lo ha fatto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: «Sono nato a Stoccolma, la adoro. Sono andato a scuola fino ai 18 anni, studiavo economia. Ma il calcio è la mia vita. Sono cresciuto nel Brommapoikarma. A 18 anni è arrivata la Juve. Mi videro due scout, anche con l’Under 18. Arrivai a Torino, era tutto strano, ma ero felice. Io con Del Piero e Nedved. Lavoro duro. Parlavo con Ariaudo che sapeva un po’ di inglese e legai con l’altro svedese Mellberg. Poi ho cominciato a girare. Sempre mezzala, ma giocavo, gli allenatori mi hanno dato fiducia».

Dopo tanto girare Ekdal si è fermato a Cagliari, dove gioca dal 2011: «Qui la vita è meno stressante, sembra quasi di stare in vacanza. Voglio stare qui, se un giorno cambierò sarà per l’estero. Io e Camilla andiamo al mare, al ristorante. Ho imparato ad amare culurgiones (ravioli) e tonno. Lei studia all’Università on line, io guardo calcio e tv svedese, la vostra no».

Inevitabile il riferimento alla tripletta siglata a San Siro contro l’Inter: «La cosa più bella che mi è successa in Italia». E magari potrebbe ripetersi contro l’altra squadra di Milano: «Ci proverò. Sono forti, ma non più dell’Inter. Sono alla pari. La Juve è la più forte». Brilla in Sardegna la stellina svedese, che sta crescendo sotto la guida di Zdenek Zeman: «Vuole che noi centrocampisti arriviamo al tiro, è un maestro. Ha un’idea chiara, sul 4-0 vuole continuare a giocare bene. È il tecnico che mi sta dando di più. Mi ero prefisso l’obiettivo di segnare dei gol, con lui li faccio».

Un punto fermo non solo nel Cagliari, ma anche nella sua Nazionale: «Possiamo arrivare all’Europeo. Veniamo tutti da campionati diversi, ogni 2 mesi ci troviamo, in gruppo si sta bene. Ibrahimovic? Fuori è super. In campo vuole la palla ed è esigente. Ma proprio per questo ti porta a dare il meglio di te. Vuole vincere troppo e pretende il massimo. Se sbagli te lo fa notare».

E poi conclude con le fatiche del calcio italiano e la questione stadio del Cagliari: «Discorso complesso. I big non vogliono più venire: stadi vecchi e si guadagna meno. 16 mila tifosi contro il Milan? Sono stupito dagli sforzi fatti dal club e dal risultato ottenuto. Un calciatore diventa più forte con i tifosi alle spalle, l’idea dei 16 mila mi carica. Se il Cagliari si salva? Sì».

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