2014

Esclusiva – Cozzolino (cons. PD): «Ecco perché il Cagliari non può avere i fondi dalla Regione»

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È l’argomento più caldo del momento sulla piazza cagliaritana e non arriva dal terreno verde: fra il club di Giulini e la Regione Sardegna è braccio di ferro per i contributi recentemente negati. Si tratta dei fondi previsti nell’accordo di co-marketing stipulato a suo tempo fra il Cagliari (allora di proprietà di Massimo Cellino) e Sardegna Promozione, l’agenzia regionale creata nel 2006 che ai tempi della Giunta Cappellacci strinse accordi simili con varie società sportive isolane.

Nei giorni scorsi è arrivata la ferma presa di posizione del Cagliari, che con una nota ufficiale ha annunciato la volontà di rivolgersi all’autorità giudiziaria per far valere i propri diritti, preso atto che l’attuale Giunta Regionale ha di fatto negato i fondi del co-marketing a quasi tutte le società interessate, con l’unica eccezione della ASD Great Events Sardegna che si occupa dell’organizzazione del Rally Costa Smeralda.

Per avere un quadro della situazione dal punto di vista dell’attuale maggioranza in Consiglio Regionale abbiamo raggiunto il dottor Lorenzo Cozzolino, consigliere del Partito Democratico, al quale abbiamo chiesto di chiarire alcuni punti della vicenda.

Dottor Cozzolino, partiamo dal fatto: perché si è arrivati al diniego dei fondi? Quali sono i passaggi che portano dall’iniziale accordo alla situazione attuale?
«Per prima cosa diciamo che il problema non riguarda solo il Cagliari ma anche altre società. È un problema amministrativo che passa per il commissariamento di Sardegna Promozione: l’agenzia in precedenza aveva dato l’ok pur sapendo che per quelle coperture sarebbero servite le pezze giustificative. Oltretutto la Corte dei Conti ha poi precisato che non sono ammesse le sponsorizzazioni a pioggia ma si deve invece seguire un iter diverso. Quindi, una volta insediatosi, il commissario ha fatto notare che non è possibile dare quei contributi perché è la legge a impedirlo. Il Cagliari Calcio, e mi preme sottolineare che mi riferisco alla gestione precedente a quella di Giulini, non ha prodotto alcuna pezza giustificativa: a quel punto la Regione ha bloccato tutto e da lì non si esce, nessuno può dare quei soldi al di fuori dell’iter previsto per legge. Se fossero state presentate le pezze giustificative per l’attività di co-marketing, quei fondi sarebbero stati senz’altro liquidati al Cagliari».

Quindi risulterebbero due ordini di irregolarità, prima nell’azione di Sardegna Promozione e poi nella mancata presentazione di queste pezze giustificative da parte del club?
«Esatto. Il problema, ripeto, riguarda la stagione scorsa. Di base c’è un’irregolarità che nasce dall’agenzia Sardegna Promozione e che si ripercuote sulle società interessate, che in mancanza di pezze giustificative non possono vedere quei soldi. Oltrettutto quel pacchetto previsto negli accordi non può essere diviso in parti: non si possono ad esempio presentare a posteriori delle pezze giustificative per singole attività nella speranza di ottenere una liquidazione parziale di quei contributi. Fra l’irregolarità di base su come sono stati strutturati quegli accordi da Sardegna Promozione e la mancata presentazione di pezze giustificative si pone oltretutto la spada di Damocle della Corte dei Conti, che con sentenza ha chiarito che la sponsorizzazione pura non esiste più e quindi quello che si è fatto a priori non può essere pagato».

Una delibera della Giunta Regionale datata settembre ribadisce la volontà di dare continuità al co-marketing, due mesi dopo invece una nuova delibera ne certifica la bocciatura quasi totale: come si spiega questa contraddizione?
«La normativa in questa materia è contorta, inizialmente era stata interpretata positivamente ma poi ci si è resi conto che sarebbe stata più sicura una linea più restrittiva. Linea che comunque non boccia il co-marketing fatto in regola, come dimostra la validità per il Rally visto che in quel caso sono state presentate le pezze giustificative. Non si fanno figli e figliastri, chi è in regola è giusto che venga pagato. Ma si tratta di soldi pubblici e bisogna attenersi a regole scrupolose».

 

Continueremo a occuparci della vicenda, intanto per avere un diverso punto di vista all’interno della stessa Regione abbiamo sentito anche un consigliere dello schieramento opposto: leggi QUI l’intervista a Paolo Truzzu, consigliere di Fratelli d’Italia.

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