2013

ESCLUSIVA – Secchi: «Contrario al Cagliari fuori dal Sant’Elia. Is Arenas…»

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Ferdinando Secchi, oltre ad essere consigliere comunale di Cagliari, in maggioranza col sindaco Zedda, è il vicepresidente del Centro coordinamento dei Cagliari Club isolani.
Gli abbiamo fatto qualche domanda su tanti argomenti, che vanno dalla storia del Centro coordinamento, allo scudetto vinto nel ’70, la solidarietà per Nené e, per chiudere, una riflessione interessante sulla questione “stadio”.

– In cosa consiste il lavoro del coordinamento dei Cagliari club?

«Il Centro di coordinamento dei Cagliari Club, da oltre 40 anni ha come obiettivo cercare di portare i tifosi rossoblù allo stadio, per sostenere sempre e comunque la nostra squadra. Il Centro è la più antica associazione di tifosi del Cagliari, nata nel 1967 per opera del mitico capo, tifoso Marius, Mario Sardara. I nostri obbiettivi sono anche quelli di raccontare la nostra storia e la storia del Cagliari, attraverso le nostre testimonianze e il materiale storico custodito gelosamente nella nostra sede: museo che si trova in Via Ludovico Ariosto 26/28 e rappresenta la più grande memoria storica del Cagliari. Abbiamo anche come scopo quello di organizzare i tifosi del Cagliari che si riconoscono nel sostegno corretto alla squadra del cuore. Parlando di tifo chiaramente intendo anche organizzare gemellaggi con altri Centri di coordinamento allo scopo di favorire lo scambio di idee, di iniziative, di organizzazione e la presenza dei colori sociali negli stadi in occasione di match in cui la rivalità sportiva si chiude alla fine della partita e poi si trova l’occasione per brindare insieme».

– Quanti Cagliari Club ci sono in Sardegna? Che rapporto avete con la società Cagliari Calcio?

«Ad oggi, il nuovo centro, in un anno, da quando ha ripreso l’attività ha già 57 club affiliati in Sardegna e sparsi in tutta Italia oltre a quelli nati sul web che permettono anche a chi risiede fuori Sardegna di essere a fianco della squadra.
Il rapporto con il Cagliari Calcio è buono, nonostante qualche incomprensione stiamo lavorando per dimostrare il nostro affetto viscerale alla squadra e contiamo a breve di ristabilire i rapporti cordiali che sempre ci sono stati. Una cosa è certa: noi siamo a fianco del Cagliari sempre e comunque».

– Lei si è impegnato molto per aiutare l’ex campione d’Italia Nené. Come sta ora l’ex giocatore brasiliano?

«Claudio Nenè è un campione sfortunato che sta lottando contro diverse malattie, adesso è seguito da un equipe medica e da fisioterapisti che lo stanno aiutando molto dal punto fisico. Dal punto di vista morale i suoi ex compagni e il Cagliari Club da me presieduto lo supportano moralmente andando a trovarlo spesso per fargli passare delle giornate più felici. Esiste anche un gruppo di sostegno su facebook composto da circa 4.500 persone aderenti da tutto il mondo. L’affetto quindi non gli manca, speriamo che possa riprendere gradualmente anche le condizioni fisiche ottimali».

 – Quando il Cagliari ha vinto lo scudetto, lei era poco più che un bambino. Quali sono state le sensazioni del bambino Ferdinando in quella giornata storica al termine di quel Cagliari-Bari?

«Il mio incondizionato attaccamento al Cagliari deriva dalle straordinarie stagioni che da metà degli anni ’60 ha vissuto la squadra e che sono culminate con la conquista dello scudetto. Ero un bambino che aveva la fortuna di avere a portata di mano le abitazioni di Albertosi e Tomasini e la foresteria della squadra dove ho passato con trepidazione molte ore ad aspettare Riva, Nenè, Domenghini e tutto il resto della squadra.
Ero all’Amsicora con mio padre e mio nonno il 12 aprile 1970 e ancora oggi ho ricordi nitidi della gioia del popolo rossoblu’ e memore di quell’impresa ho presentato in Consiglio Comunale un ordine del giorno (approvato all’unanimità) per dedicare una via ai Campioni d’Italia, per ringraziare quel manipolo di eroi sportivi che ottennero un risultato che segnò davvero un’epoca. Non dimentichiamoci che per la prima volta il tricolore venne vinto da una società del sud e per la prima volta i media furono obbligati a parlare di Sardegna non solo in chiave di rapimenti e banditismo, ma per sancire finalmente l’ingresso della Sardegna in Italia».

– Il Cagliari, nonostante le vicende giudiziarie legate allo stadio, ha fatto un campionato al di sopra delle aspettative. Se dovesse distribuire i meriti di questa stagione, chi metterebbe sul podio? Quali giocatori l’hanno colpita di più?

 «Tutta la squadra è da lodare ma darei le menzioni speciali per reparto al capitano Daniele Conti e a Radja Nainggolan per il centrocampo, Marco Sau e Mauricio Pinilla per l’attacco e a chi spesso è stato criticato da molti tifosi Davide Astori e Michael Agazzi per la difesa».

 – Da vicepresidente del centro di coordinamento dei Cagliari Club e da consigliere comunale di maggioranza, che idea si è fatto sulla vicenda Is Arenas?

 «Da dirigente del centro e da amministratore pubblico sono sempre stato contrario al Cagliari fuori dal Sant’Elia. Se la società non si fosse intestardita a fuggire da Cagliari e fosse rimasta in città a trattare con il sindaco Zedda a questo punto, forse, il discorso sarebbe chiuso con un accordo soddisfacente per entrambe le parti.
Is Arenas deve restare una soluzione provvisoria in attesa del ritorno al Sant’Elia. Avevo scritto una lettera aperta al presidente Cellino un anno fa e successivamente gli avevo motivato i miei dubbi sulla scelta di Is Arenas, ma lui ormai aveva deciso e non fui ascoltato.
L’invito a tornare a dialogare con il Comune è sempre valido, perché credo che per il Cagliari il Sant’Elia sia l’unico scenario futuro possibile».

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