Focus
Attacco al futuro
In Europa stanno perdendo peso le punte boa: in un Cagliari sempre più internazionale, e che ha scoperto un Joao Pedro più prolifico che mai, qual è lo scenario ipotizzabile dopo il rientro di Pavoletti?
Il Cagliari di Rolando Maran continua la sua stagione, mantenendo quell’accezione che – oltre al rendimento – lo fa sembrare tanto europeo. Non si parla di classifica, nè di aspirazioni per obiettivi che in Sardegna mancano da oltre 25 anni. Gli arrivi in estate di elementi del calibro di Olsen, Nainggolan, Rog, Nandez e Simeone hanno allargato il respiro dei rossoblu, che alla classica mentalità quadrata italiana affiancano qualità e ricerca del palleggio. Anche l’arrivo di Pereiro rientra in questo contesto, probabilmente indirizzato anche da alcune scelte estive. Perchè dopo l’infortunio di Pavoletti ad agosto è arrivato un attaccante mobile come Simeone: colpo in extremis quando la scelta non era certo ampia. Forse un colpo dettato più da motivi numerici che tecnico-tattici. Il Cholito non è certo elemento da montagne di reti, ma garantisce corsa, copertura e soprattutto profondità.
Il Cagliari, mai così mobile prima dell’arrivo di Maran (basti pensare alle rotazioni dei centrocampisti a gara in corso nella passata stagione), decide di proseguire con un organico fluido, dove Joao Pedro si è scoperto trequartista-seconda punta-bomber, facendo dell’indecisione sul ruolo un punto di forza. Suo e del Cagliari. Al Cagliari servono i gol, come ha dimostrato il periodo scuro tra fine 2019 ed inizio 2020. Eppure la dirigenza isolana ha scelto tecnica e fantasia di un trequartista, come a voler seguire una tendenza che negli ultimi anni ha preso sempre più piede nel calcio europeo. I centravanti, le punte boa, stanno perdendo peso. In alcuni contesti stanno addirittura scomparendo, lasciando spazio ad attaccanti più mobili. Viviamo in un periodo in cui il Luca Toni di turno, insomma, non è più apprezzato particolarmente dai tecnici e risulta meno funzionale al calcio praticato oggi.
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Premesso che il discorso non è legato al mero arrivo di Pereiro, come si colloca il Cagliari in questo cambio di prospettive generali? Lo sbarco dell’uruguaiano e non di un vero attaccante – Paloschi in prestito è il colpo last minute pronto all’uso – è comunque emblematico. La società punta sui gol di Joao Pedro. Elemento che rientra nella cerchia di attaccanti ibridi che si stanno facendo largo. In Europa, tra le big, gli esempi si sprecano: da Mbappè del PSG a Sterling del City, passando per Firmino e Lacazette (senza dimenticare il Griezmann di Madrid).
In Italia la situazione è leggermente diversa. Gli attaccanti della Serie A, Immobile, Belotti e Lautaro in primis, sono sì prime punte, ma sanno giocare in progressione e dialogare con la squadra. Sono elementi che, pur non avendo le qualità del classico centravanti, forniscono alla squadra un elevato numero di reti. Lo stesso Lukaku, a dispetto del fisico, fa della fuga in campo aperto la sua arma migliore. In un contesto del genere l’altra faccia della medaglia sono quegli attaccanti possenti, abili in area ma in difficoltà quando si tratta di giocare in modo associativo e lontano dalla porta: in Europa l’esempio è Giroud, in Italia non si può non pensare a Pavoletti. Punte boa che, nel calcio odierno, sembra possano ancora starci. A patto che cambino in maniera rilevante il proprio compito. Il fine non deve essere più riempire l’area – divenuta ormai uno scacchiere in cui gli inserimenti risultano sempre più decisivi – per offendere in modo diretto ma creare spazi per chi gli orbita intorno.
Una tendenza dettata dalle caratteristiche di un calcio sempre più organizzato, in cui le difese schierate vanno prese d’assalto con inserimenti in velocità. La domanda è: questo Cagliari, sempre più europeo, potrebbe sperimentare un trend che in Europa è già ben noto? Oggi è difficile rispondere. La scelta di Pereiro, non esattamente un bomber, dà conferme sulla fiducia del club nei suoi attaccanti – Joao Pedro e Simeone in primis – e sulla necessità di aumentare velocità, qualità ed imprevedibilità negli ultimi 25 metri. Tutti elementi che testimoniano la volontà di proseguire su gioco ed impianto portati avanti finora. La società attende Pavoletti, elemento da 29 reti in due stagioni, ma non può esimersi dal guardare al futuro: l’ariete di Livorno, per come lo conosciamo, nel Cagliari che ha iniziato questo nuovo percorso è meno spendibile rispetto al passato. Senza considerare che sembra che Joao Pedro dall’assenza del numero 30 e dall’aumento della qualità del centrocampo stia traendo grandissimi vantaggi.
Il Pavoletti calamita di palloni in area saprà adattarsi al nuovo Cagliari o sarà il Cagliari – di nuovo – a scegliere di ruotare attorno al bomber rossoblu, interrompendo il percorso iniziato a settembre? Ad oggi i rossoblu, ampliate le proprie potenzialità offensive, potrebbero permettersi di cambiare in base al contesto sfavorendo a turno il gioco a terra o quello aereo. Prendiamo ad esempio la gara contro il Parma: con Pavoletti in campom la squadra di Maran avrebbe potuto migliorare l’uscita dal primo pressing avversario – importante chiave della gara – sfruttando la palla lunga, ma avrebbe anche sistematicamente saltato il centrocampo rendendo difficile la costruzione ragionata della manovra: come sempre, ci sono pro e contro. Parlarne ora è quantomeno prematuro, ma la riflessione è interessante: il Cagliari deciderà di uniformarsi a questo trend e di attaccare quello che sembra il futuro o sceglierà una via più conservativa, mantenendo la vecchia e cara punta boa?