2014
Francescoli, 53 anni di magie da vero “Principe”
Montevideo-Cagliari, un binomio indissolubile ormai da tempo, iniziato esattamente ventiquattro anni fa. In Sardegna alla fine del Mondiale del ’90 sbarca un trio destinato cambiare la storia del calcio cagliaritano e cancellare il fantasma di Victorino: Herrera, Fonseca e Enzo Francescoli.
El Principe, il vero Principe, compie oggi cinquantatré anni e in Sardegna è ricordato come un vero e proprio re. Classe, fantasia e piedi al servizio della squadra. Tre anni in maglia rossoblù che hanno fatto innamorare i tifosi. Ancora oggi è ricordato come il più grande fuoriclasse dopo Gigi Riva. Nella sua carriera ha regalato tanti gol con la maglia numero dieci sulle spalle. A Cagliari, invece, vestiva la nove e regalava assist. Appena 17 le reti firmate in 98 presenze con la maglia rossoblù, ma non esistono statistiche per contare le magie. L’amore nei suoi confronti dura nel tempo ed è assolutamente ricambiato. El Principe spesso e volentieri torna in Sardegna. Non si sa dove, non si sa quando, ma torna. Perché c’è qualcosa di sovrannaturale che lega gli uruguagi all’Isola.
La sua avventura in Sardegna, al dire il vero, non iniziò nel migliore dei modi. Al contrario dei due connazionali, vive mesi bui. Criticato dalla stampa che da lui, considerato l’alter ego sudamericano di Roberto Baggio, si aspettava sempre tantissimo. L’unico a prendere le sue difese è l’allenatore Claudio Ranieri che continua a credere in lui. Alla fine l’attuale ct della Grecia avrà ragione. Non ci sono parole per descrivere quello che faceva in campo, una magia dietro l’altra, assist e gol. Vive tre stagioni da fenomeno culminate con la qualificazione in Coppa Uefa nel 1992/93. Tutto con la consueta eleganza e umiltà di un Principe che faceva parlare unicamente i piedi.
Tre anni sono bastati a Cagliari, molto meno è bastato a Zinedine Zidane. L’asso francese, da buon curvaiolo dell’Olympique de Marsille, si era innamorato subito di quel fenomeno, alto e magro, soprannominato per l’appunto El Flaco. Un amore che si porterà dietro per tutta la carriera, in campo e fuori: suo figlio si chiama Enzo proprio in suo onore.
Ma Francescoli non è solo tecnica raffinata. È dotato di un’intelligenza calcistica fuori dal comune. Vedeva ciò che gli altri non riuscivano a vedere. E lo fa ancora. Non a caso attualmente è il direttore sportivo del River Plate, la squadra che ha ammirato per più tempo l’asso di Montevideo. È pure riuscito a mettere d’accordo uruguayani e argentini (o almeno i tifosi de Los Millonarios). Non sono mancati nemmeno i successi con la Celeste: tre Copa America, nel periodo in cui il continente sudamericano era dominato da Zico e da Maradona, avversario di tanti Superclasicos ai tempi del Boca. Nel 1983 segna nella finale d’andata contro il grande Brasile, nel 1987 batte l’Argentina del Pibe de Oro campione del mondo in semifinale. Nel 1995 ribatte la Seleçao campione del mondo, aggiudicandosi anche il titolo di miglior giocatore del torneo.
Un fenomeno al quale basta il nome per descriverlo: ImmEnzo.
Tanti auguri Principe, quello vero!