2014

Giampaolo, dopo Cagliari un altro rifiuto: «Ascoli, se non c’è fiducia non vengo»

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Marco Giampaolo è un personaggio particolare, uno che è pronto a rinunciare ad incarichi professionali se ritiene che le cose non siano esattamente come le vorrebbe. Fece scalpore anni fa il suo rifiuto di tornare sulla panchina del Cagliari in sostituzione di Sonetti: in quell’occasione il tecnico di Bellinzona rinunciò al trattamento economico che percepiva dal club rossoblù con un fax dai toni chiari. «Pur nella consapevolezza del danno economico che ne deriverà rinuncio a tornare a Cagliari. L’orgoglio e la dignità non hanno prezzo».
Qualche mese fa è stata la volta di Brescia, alla cui panchina l’allenatore ha rinunciato dimettendosi dopo essere misteriosamente scomparso.

Oggi è il progetto dell’Ascoli a non convincere l’allenatore. I bianconeri lo rivorrebbero alla guida tecnica, ma Giampaolo non si sente adeguatamente trattato e spiega al corriereadriatico.it: «Io ho stracciato un cospicuo contratto di tre anni e quattro mesi con il Brescia qualche mese fa, ho rinunciato al contratto altre volte, come a Cagliari quando non ci sono tornato dopo essere stato richiamato. Per quanto riguarda la durata, i due anni non sono in sintonia con il progetto o la programmazione e io avrei portato con me un paio di collaborato, ai quali sarebbe stato fatto un contratto di un anno. Non si possono avere dubbi su di me, io devo sentire la fiducia. Ad Ascoli mi sento come se stessi a casa mia, ma ho avuto l’impressione di andare incontro a un’esperienza zoppa, così ho preferito non rovinare quanto di buono sono riuscito a fare in passato nella piazza ascolana. Ad Ascoli si deve ricostruire la squadra e indovinare i giocatori giusti e per farlo occorre un lavoro lungo e impegnativo. Io come faccio in due anni? Così non mi si dà la forza che vorrei. Se io vengo all’Ascoli è perché si deve puntare su di me, senza se e senza ma. Altrimenti che ci vengo a fare? Se si sceglie Giampaolo, deve essergli data piena fiducia, di questo avrei avuto bisogno. Si deve trovare un punto di equilibrio in tutte le cose. Se non allenerò i bianconeri è perché il biennale non è compatibile con il progetto che la società vorrebbe sviluppare. Non posso essere un precario ad Ascoli, il progetto deve essere supportato da più anni lavorativi»

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