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Buffon: «Gigi Riva mi prese da subito sotto la sua ala e…»
Gianluigi Buffon, capodelegazione della Nazionale Italiana, ha parlato dell’ex attaccante del Cagliari Gigi Riva. Le sue parole
Gianluigi Buffon ha rilasciato delle dichiarazioni in occasione dell’annuncio dei 100 candidati per il premio “Golden Boy”, riporta il sito di Tuttosport. In questa occasione il capodelegazione della Nazionale Italiana ha parlato dell’ex attaccante del Cagliari Gigi Riva. Le sue parole:
CAPODELEGAZIONE – «Partiamo col dire che i miei due predecessori sono stati due miei miti, che ho stimato, che sapevo mi avrebbero dato sempre qualcosa. E quindi il ricoprire il loro vuoto mi ha reso sicuramente orgoglioso, mi ha stimolato tanto ma mi ha fatto fare anche una riflessione subito: non potevo fare una corsa su di loro, il loro spessore umano, la loro traccia sul mondo del calcio è stata così forte che io non potrei replicarla, non sono all’altezza loro. E quindi faccio la mia strada, usando quello che loro mi hanno insegnato».
MONDIALI 2006 – «Se non ci fosse stato lui non so se avremmo vinto il Mondiale in Germania. Era una certezza, mentre il mondo accanto a te traballava, c’era una cosa sola che restava solida, ed era Gigi Riva. Mi aveva preso a cuore, eravamo simili, io arrivo in nazionale a 18-19 anni che ne combinavo di cotte e di crude, sconclusionato, da subito mi ha preso sotto la sua ala protettrice, condividevamo un’intimità, una profondità…».
DEBOLEZZE – «Sentiva talmente tanto le partite che aveva un suo astuccetto con tutte le pasticche di ansiolitici, era diventato per tutti un motivo di ironia e simpatia perché eravamo riusciti a sdoganare questa cosa e ci scherzavamo, “abbiamo tutti delle debolezze Gigi, non c’è niente di male…” gli dicevamo. Ed è vero. Non bisogna nascondere le proprie debolezze, bisogna saperle accettare a anche riderci, come faceva lui, a fine torneo ce ne disse, “Ragazzi, con tutti questi ansiolitici che mi avete fatto prendere…».
PRIMO INCONTRO CON GIGI RIVA – «Mi ricordo quando ho incontrato Gigi Riva per la prima volta, e mi ha tanto emozionato. Il suo mito lo avevo dentro fin da bambino, passato da mio padre, mi raccontava le scelte di questo uomo, controcorrente, scomode, tutto questo non faceva altro che far crescere il mito del campione e della persona, che con la sua convinzione faceva le cose che lui riteneva giuste secondo le proprie virtù e i propri ideali. Quando mi ha abbracciato a Coverciano, è stato per me come essere abbracciato da una divinità».