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Nicola Riva: «Mio padre Gigi fu subito protetto da Cagliari. Non ha mai avuto dubbi nel rifiutare le offerte perché…»

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Nicola Riva, figlio del leggendario Gigi e consigliere del Cagliari, ha rilasciato delle dichiarazioni ad un anno dalla scomparsa del padre

Nicola Riva ha rilasciato una lunga ed appasionata intervista per l’edizione odierna del quotidiano La Gazzetta dello Sport. Il figlio del leggendario Gigi Riva, oltre che consigliere del Cagliari, ha rilasciato delle dichiarazioni sulla storia del padre ad un anno dalla scomparsa. Ad ora “Rombo di tuono” è ancora il miglior realizzatore di sempre della Nazionale italiana! Le sue parole:

LA SCELTA DI ANDARSENE- «Chissà… Ha avuto un infarto, avrebbero dovuto poi inserire una sonda e impiantare uno stent. La riuscita dell’intervento dipendeva dallo stato delle coronarie, era rischiosa. E avrebbe dovuto rassegnarsi a tante rinunce: lui non avrebbe accettato. Nessuno comunque immaginava un peggioramento così rapido. Se mai può essere di consolazione, almeno non ha sofferto troppo. Al suo funerale, i sardi e non solo si sono stretti a lui per la sua lealtà. Ho visto tutta quella gente che prima aveva fatto ore di fila alla camera ardente, al freddo. Mi sono detto: “Devo ringraziarli, è il minimo”. Non avevo preparato nulla, è stato un discorso spontaneo, sentivo di dover condividere quel che sentivo con tutti».

OFFERTE RIFIUTATE – «Innanzitutto, lui non ha mai avuto dubbi su quei rifiuti a offerte molto difficili da respingere. C’è un perché: lui fu subito protetto da Cagliari e si disse “Se cambio squadra, lascio una famiglia”. Lui una l’aveva già persa, basta. Quando andava in giro per i paesini della Sardegna, nelle case, accanto alle immagini dei santi, gli capitava di scoprire la sua foto. Un giorno ci fu una manifestazione in città contro la sua possibile cessione: tra la folla in via Roma c’erano anche le vecchiette, scese instrada per lui. Non se la sentiva di abbandonare chi lo aveva adottato».

LEGAME CON LA SARDEGNA – «La Sardegna per papà ha avuto soprattutto un rispetto totale, diventato subito reciproco. Lui amava i posti veri, autentici. A Cagliari frequentava i pescatori di Borgo Sant’Elia, e guai a toccargli i suoi amici pastori, che andava a trovare negli angoli più sperduti. Non è mai andato invece in Costa Smeralda. Pensate che combinazione nella vita: un ragazzo orfano, di umili origini, che si ritrova di colpo in una terra a lui sconosciuta, dimenticata da tutti. Dal 1963 in poi, lui e la Sardegna sono cresciuti insieme, e insieme si sono riscattati. Non soltanto con lo scudetto. La Sardegna è poi diventata meta turistica, siamo diventati italiani. Abbiamo fatto capire che siamo un popolo con la testa alta, che ci tiene ai propri valori. Ho girato un po’: la storia tra mio padre e l’Isola colpiva senza distinzioni di tifo o geografiche. La bandiera piace a tutti, poi però dipende da come ti lasci. Fateci caso: papà non ha mai fatto pubblicità, gli offrivano case di lusso a Porto Cervo e le rifiutava sempre. Perché insisteva che noi figli avremmo dovuto guadagnarci tutto da soli».

FRASI RICORRENTI – «Parlava molto poco, anche con noi. Da lui imparavi dai comportamenti, dall’esempio concreto. Non contemplava la bugia, si infuriava: “Non le dico io, non dovete dirle voi”. Ci teneva in modo ossessivo all’onestà. La sua era una fortissima verticalità,non accettava i compromessi, a costo di rimetterci. E attenzione: papà era difficile come persona. Mia madre Gianna è stata bravissima nel mediare,nel farlo meditare e smussare certe prese di posizione».

LA SUA INFANZIA – «Ve ne ha mai parlato? No, mai. Più che altro, la conoscevamo perché la sua storia era diventata di dominio pubblico. Era come se avesse un forte pudore. Una volta lo accompagnai a Milano per una visita medica e lui volle andare dove era stato in collegio, quando lo portavano a cantare in coro ai funerali, ai Salesiani di via Melchiorre Gioia. Davanti all’istituto, cambiò espressione, non me lo scordo. Non l’ho mai visto piangere, tendeva a tenersi tutto dentro. E comunque quando si è ritirato dal calcio giocato, per me fu diverso. Da bambino lo immaginavo con il costume di Superman, si è sempre esposto contro corrente. Lui, ilpaladino dei sardi, si è poi tolto il vestito e ha messo a nudo le sue debolezze. E così l’ho riscoperto».

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