2014

Gigi Riva: «Mondiali in Brasile? Mi dispiace non essere lì»

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Difficile vedere un mondiale senza Gigi Riva. L’ex centravanti del Cagliari dello scudetto è stato protagonista di tutti i grandi successi della Nazionale italiana degli ultimi 50 anni, prima da giocatore, poi da team manager. Da Italia-Germania, “partido del siglo” del 1970, nel quale Rombo di Tuono segnò una splendida rete, alle vittorie mondiali del 1982 e del 2006. Riva, che qualche tempo fa ha lasciato la Nazionale, ha parlato all’ANSA del suo addio alla maglia azzurra: «Le gambe e la spalla mi trattengono qui, con i loro dolori. Ma il cuore tifa ancora Italia. Domani mi metterò da solo davanti al televisore, abbasserò il volume per non farmi condizionare nei giudizi, e soffrirò. Come se stessi lì, in panchina a Manaus». Il ct Prandelli ha provato a fargli cambiare idea, ma non c’è stato niente da fare: «Mi ha fatto piacere: è stato sempre schietto e diretto, come piace a me. I guai fisici mi hanno impedito di dire sì ma ora che si comincia a giocare, caspita se mi manca questo Mondiale. Chiamare i ragazzi? Non mi va di dare fastidio: lo so cosa succede in queste ore in ritiro. I volti si trasfigurano, le facce diventano tese, i silenzi aumentano. È il Mondiale, l’adrenalina sale».

RICORDI MONDIALI- «Il Mondiale fa la storia. L’82 per tutti noi è l’anno di Paolo Rossi. Dico spesso, specie ai ragazzi che arrivano per la prima volta in nazionale, che una Coppa del Mondo è quella cosa che quando sei vecchio i nipoti ti chiedono di raccontare, e allora attorno al caminetto tutti in silenzio ad ascoltarti a bocca aperta…».

MOMENTO DIFFICILE PER IL PAESE- «L’Italia vive un momento difficile, spesso nei mesi scorsi ho evitato di parlare di calcio perché mi sembra difficile farlo con tanta gente che ha altro cui pensare: però le partite della nazionale in Brasile possono dare a tante persone un po’ di orgoglio, regalare loro un sorriso».

GLI AZZURRI- «Attorno a Buffon, grande campione e grande uomo, vedo tanti ragazzi interessanti: Darmian, Verratti, Immobile. Ecco, vorrei essere lì per guardarli negli occhi un minuto prima di scendere in campo: non è dai piedi ma da quello che si capisce che giocatore sei».

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